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Vegliate! (Marco, 13,33-37)

Teresina Caffi
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27 Novembre 2017

3 dicembre 2017. Prima domenica d’Avvento - Anno B

Veglia, lottando contro il sonno, chi attende qualcuno o ha un compito. C’è un sonno che fa parte del nostro ritmo di vita, c’è anche il sonno della nostra morte, che non ci spaventa, perché, ricorda Paolo, sia che dormiamo sia che vegliamo siamo con il Signore.

Il sonno invece che ci impedisce di vegliare è la narcosi dei sensi, la vita come distrazione, il vivere alla giornata o lasciarci sommergere dagli affanni, senza mai chiederci dove siamo e dove stiamo andando. 

Il “vegliate!” della prima domenica d’Avvento giunge come un invito a fermarci, a staccare per un istante i mille fili invisibili che legano i nostri orecchi a parole e musiche, i nostri occhi alle immagini, il nostro gusto ai piaceri della vita, il nostro cuore a mille preoccupazioni. Fermarci per chiederci se ci sentiamo padroni o affidatari della nostra vita, vite nate a caso o persone con un compito.

Vegliare è attendere il kairós (v. 33), il tempo del ritorno di Colui che l’ha promesso, che sarà anche la messe di un mondo nuovo oggi ancora da coltivare con solerzia. Vegliare è mettergli a disposizione giorno per giorno le nostre esistenze e le nostre energie, con semplicità, perché egli non ha bisogno di molto, ma di tutto. E scoprire così la leggerezza di chi, attento al presente, guarda lontano e già gusta una gioia nuova che nulla può distruggere.

Ha scritto don Primo Mazzolari: “La vita di ognuno è un’attesa. Il presente non basta a nessuno. In un primo momento, pare che ci manchi qualcosa. Più tardi ci si accorge che ci manca Qualcuno. E lo attendiamo”.