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NEL PAESE DEL SOL LEVANTE

Maria De Giorgi
1718
29 Gennaio 2013

Il Giappone (Nippon, in lingua giapponese) é noto come "il Paese del Sol Levante".

E' un arcipelago, formato da quattro isole maggiori e da circa 4000 isole minori, che si estende all’estremità orientale delle terre abitate del continente asiatico, lungo l’Oceano Pacifico.

La sua antica civiltà si fonde con il culto degli dei che, secondo la mitologia, hanno dato vita a queste isole, e con la religione (Shintoismo) che li venera come abitanti delle foreste e dei monti, partecipi della vita umana, al cui centro sta la divinità solare (Amaterasu omikami: “la grande dea che illumina il cielo”), capostipite della famiglia imperiale.

Flussi migratori si sono succeduti nei secoli arricchendo di nuovi apporti culturali la vita dei diversi clan che via via si amalgamarono in un unico popolo. Nel VI sec. d. C. l’introduzione del Buddhismo cinese e della scrittura ideografica segnò una tappa decisiva nell’evoluzione culturale, religiosa, sociale e politica del Giappone.

Quando, nel XVI sec., i Portoghesi che spingevano sempre più a est le loro navi in cerca di mercanzie e, successivamente, i primi missionari cristiani, approdarono sulle isole meridionali, incontrarono un popolo dalla civiltà raffinata, ma anche un Paese lacerato da lotte intestine.

Per questo, l’incontro con la cultura europea e con il Cristianesimo, che all’inizio appariva ricco di scambi e foriero di sviluppi, si mutò ben presto in conflitto e aperta persecuzione. Nel 1639 fu decretata la politica del sakoku, ossia dell’autoisolamento del Paese, che durò fino al 1853, quando gli Stati Uniti, seguiti da Inghilterra e Francia, lo forzarono ad aprire i suoi porti al commercio. 

L’epoca Meiji (dal nome dell’Imperatore di quel tempo: 1868-1912) segnò l’entrata del Giappone nella vita internazionale, ma anche l’inizio di quel nazionalismo e militarismo che lo spinsero a rivaleggiare con il colonialismo dei Paesi Occidentali e a coinvolgersi nel secondo conflitto mondiale, conclusosi tragicamente con le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki (1945).

Vinto e umiliato in campo militare, il Giappone pose da subito tutte le sue energie nella ripresa materiale ed economica, giungendo a collocarsi ai primi posti di produzione mondiale. La determinazione, la capacità organizzativa e tecnica del popolo giapponese non ha alla base risorse naturali, bensì la tenacia della sua forza lavoro e la ricchezza della sua eredità culturale e spirituale: istruzione scolastica capillare, laboriosità, una radicata “coscienza sociale” per cui il bene comune precede il benessere individuale.

Queste qualità morali, ammirate da tutto il mondo soprattutto in occasione del terribile tsunami del marzo 2011 che ha devastato la zona nord-orientale, fanno del Giappone, oggi, con i suoi 127 milioni di abitanti, uno dei Paesi più tecnicamente evoluti a livello mondiale. Ma non, per questo, uno dei Paesi più felici.

Il “cuore” del popolo Giapponese non può essere saziato solo dai beni di consumo o dal progresso tecnologico. I 35.000 suicidi annui ne sono un doloroso sintomo; così come il dramma crescente degli hikikomori, giovani che si ritirano dalla vita sociale per vivere in letargia e isolamento totale. Trovano qui un’eco le parole di Gesù: «Sta scritto, non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4).

Non a caso un’inchiesta svolta in tutto il Paese subito dopo il terremoto dell’11 marzo circa le priorità da adottare in vista della ricostruzione delle zone colpite, ha rilevato che i giapponesi considerano: kizuna (solidarietà), shin (fede, fiducia), ai (amore) gli elementi più importanti per la ripresa delle zone colpite e del Paese intero.