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Le Missionarie di Maria-Saveriane in Giappone

Maria De Giorgi
2116
29 Gennaio 2013

Negli anni ‘50 alcuni missionari saveriani espulsi dal governo comunista cinese diedero vita alla missione saveriana in Giappone.

Fu così che due giovani cristiane giapponesi, Cecilia Yokota e Gemma Tamura, maturarono a loro volta il desiderio di farsi missionarie.

Con l’aiuto dei padri saveriani, nel 1957 lasciarono il Giappone per iniziare la loro formazione nella Casa Madre di Parma. Mentre Cecilia e Gemma continuavano la loro formazione, Wanda De Rosa, Maddalena Stocco e Caterina Loi partirono per il Giappone per dare inizio al primo nucleo delle saveriane nel paese del Sol Levante. Era il 30 agosto 1959. 

Nel 1961 Cecilia Yokota e Gemma Tamura rientrarono in Giappone insieme a Rosa Casali. Venne così aperta una piccola comunità a Hashimoto, cittadina della diocesi di Osaka, dove le sorelle cominciarono a prestare il loro servizio nella parrocchia e nella scuola materna. Pian piano, altre giovani chiesero di far parte della comunità e iniziarono in Giappone la loro formazione alla vita religiosa e missionaria.

La piccola fervorosa comunità cristiana della parrocchia di Hashimoto permise loro un inserimento e un servizio pastorale che si protrasse fino al 1987: venticinque anni ricchi di attività svolte insieme con i cristiani, la scuola del sabato (Bibbia, studio dell’inglese, giochi) per i bambini usciti dalla scuola materna, visite regolari a una casa per anziani e a un istituto per diversamente abili, incontri ecumenici mensili, giornate di riflessione e preghiera per ragazze, insegnamento, catechesi.

Nel 1970, si aprì un’altra comunità nella cittadina di Izumi (anch’essa nella diocesi di Osaka) divenuta la casa centrale e la sede della delegazione. Oltre alla conduzione della scuola materna, le sorelle di questa comunità svolgono attività pastorale nelle parrocchie della zona, catechesi, gruppi biblici, insegnamento universitario.  

Nel 1983, a Sennan, sempre in diocesi di Osaka, venne aperta un’altra comunità dove le sorelle, oltre all’insegnamento in una scuola materna gestita dai padri Saveriani, si dedicano alla pastorale degli immigrati brasiliani e peruviani; all’assistenza spirituale nel carcere femminile della zona di Wakayama, al volontariato. La casa è anche sede della formazione per le sorelle giapponesi che si preparano alla vita missionaria-religiosa.

Dal 1987 è attiva una nostra presenza nella diocesi di Fukuoka (nell’isola di Kyushu) presso il Centro di spiritualità e dialogo interreligioso Shinmeizan, fondato dal saveriano padre Franco Sottocornola. Il Centro è impegnato a vari livelli, sia nazionale che internazionale, nel campo del dialogo interreligioso così decisivo per il futuro della missione in Giappone e in Asia. Oltre all’accoglienza dei numerosi ospiti che vengono per ritiri, esercizi spirituali, incontri di spiritualità, il Centro promuove corsi di formazione al dialogo, di introduzione alla cultura e alle religioni giapponesi, contatti con istituzioni religiose e templi della zona.

Infine, nel 1992, venne aperta la comunità di Miyazaki, nella diocesi di Oita (anch’essa nell’isola di Kyushu) per un servizio pastorale e di animazione giovanile.  

Dal 1993 alcune sorelle messicane, si sono unite al primo gruppo formato da sorelle giapponesi e italiane. Dal 1985 al 2000 una sorella brasiliana di origine giapponese, Rosa Fukushima, ha prestato il suo generoso servizio missionario operando soprattutto a Sennan. Negli stessi anni, Elisabetta Shikayama ha operato in Brasile dove, dal 2006 è presente anche Megumi Kawano: piccola ma efficace testimonianza della missionarietà e universalità della Chiesa.

Durante i 50 anni della nostra presenza in Giappone, molte cose sono cambiate, sia nella società sia nella chiesa. In diocesi di Osaka si sono organizzate le unità pastorali e la collaborazione dei laici si è fatta vivace e impegnata. Numerosi i cattolici dalle Filippine, dal Brasile e da altri Paesi che richiedono una particolare cura pastorale.

L’alto livello di secolarizzazione della società giapponese e l’invecchiamento della popolazione, che si riflette anche sulla popolazione cristiana, pone seri problemi per la continuità di opere e attività ecclesiali, ma soprattutto per la trasmissione della fede alle nuove generazioni sempre più alienate dal mondo religioso. Le ferite lasciate dal disastro di Fukushima del marzo 2011 suscitano nuovi interrogativi nella gente e il bisogno di nuove risposte.

Cerchiamo di inserirci nei contesti che di volta in volta si presentano, collaborando con la chiesa locale, mosse dal desiderio vivo di continuare a dare ragione della speranza che ci è stata donata.