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SPAZIO DI GRAZIA

Piera Parizzi
1786
01 Febbraio 2013

Il 4 gennaio è stato benedetto l’ambone e l’altare della nostra cappellina rimessa a nuovo, seguendo le indicazione conciliari inerenti alla liturgia.

Riportiamo alcuni stralci dalla presentazione dell’architetto Paolo Bedogni, ideatore e autore del progetto.

La storica cappella, piccola chiesa domestica, è come se si fosse messa un vestito nuovo, orgogliosa dei suoi anni.

E’ la chiesa, vestita a festa che accoglie tutte attorno all’unica mensa.

E’ la chiesa che veste l’assemblea celebrante, dove le sedute sono un segno di questo radunarsi intorno, morbido, tondeggiante come la volta.

La luce, ora forte e concentrata, ora tenue, può scandire altrettante pause in dialogo di uno “spazio di grazia”.

Spazio scultoreo da modellare ogni giorno illuminato dalla luce naturale che varia nei suoi giochi con le vetrate e spazio caratterizzato dalla diverse possibilità di luce artificiale per segnare molteplici momenti di accoglienza liturgica o di ascolto personale.

UNICA MENSA: L’ALTARE

E’ composto con tre blocchi visibili, croci che si rincorrono con dinamiche chiaroscurali, accoglienti per diverse esperienze di luce. Il numero tre sintetizza, le nostre diversità, il nostro essere missionari.

L’altare prende forza e forma ed è vivo grazie al muoversi dei suoi tagli naturali, rispettati quasi come ferite, cicatrici di albero morto… Una macchiatura sanguinea dissonante dona la forza, ricrea nuova linfa…

Il tronco morto diventa altare vivo. Altare come presenza viva, che si concretizza nel bacio liturgico.

UNICA MENSA: L’AMBONE

 Il tronco diventa luogo della Parola. Da dove ci parla?

Dall’albero santo del sacrificio da dove Lui, “pecora muta” (Is. 53,7) non parla più, rende viva la Sua Parola, con il dono di sé fino all’estremo.

Legno povero, donato, che indica la sua proiezione verticale, verso il cielo. Dal tronco verticale la parola si offre per entrare dentro l’assemblea.

L’ambone da spazio, diventa luogo. E’ uno spazio che accoglie chi è chiamato a proclamare la Parola… Possiede forza e sicura presenza a sostenere l’Evangelo.

La Parola germoglia da un tronco senza vita (Is. 11,1), come attraverso un fuoco dal rosso intenso. Il legno porta il fuoco in terra (Lc. 12,49), roveto ardente in cui l'Amore si rivela.

L’ambone è elegante e solenne insieme: tronco che rimanda al sacrificio.

SPAZIO VUOTO

L’unica mensa, l’altare e l’ambone, accoglie gioiosa il gioco dello spazio a definire un vuoto centrale creato dall’ assemblea.

L’assemblea si raduna nella speranza, cioè rimane di fronte a questo vuoto in attesa: vieni Signore Gesù (Ap. 22,20). Lo spazio rinnovato è esperienza di deserto, di attesa che resta tale. E’ lo spazio della speranza. E più questo spazio vuoto si dilata, la speranza diventa speranza certa.

E’ lo spazio dell’assemblea liturgica che accoglie ciò che è buono nella profondità del cuore. Accoglie la Sua presenza nella tensione dell’unica mensa: altare e ambone.

Chi si raduna attorno, sperando, fa esperienze dell’essere Suoi discepoli e discepole. Vivere questo spazio va al di là di ciò che vediamo, donandoci la percezione delle cose in base alla nostra fede, agli occhi del cuore: sapienza che conosce la profondità della finitura delle cose.

La tensione di questo spazio costruito, che avrà bisogno di tempo per una sua riappropriazione e per sentirsi di casa, è ben sintetizzato da Didier Rimaud che dà senso al lavoro delle nostre umili mani che hanno plasmato la materia:

“Tenero Legno, che fa dolci le acque amare e dalla roccia genera la fonte”.