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Non ho più paura

Teresa Bello
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16 Aprile 2013

Teresa Bello, dalla Thailandia, racconta il cammino del signor Lan verso la fede in Gesù.

Viviamo nel piccolo villaggio di Thung Chao, a 16 km dal centro parrocchiale di Chae Hom. E’ un grande dono vedere come il Vangelo pian piano viene accolto e forma comunità:

dove dieci anni fa, c’erano solo due famiglie cristiane, c’è ora una piccola comunità, formata da persone che stanno crescendo nella fede.

Yii veniva da una famiglia in gran parte protestante, ma non si era mai voluta interessare alla fede cristiana. Aveva poi sposato Lan, un giovane buddista dal villaggio confinante con il nostro. Lavoravano sodo per costruirsi un futuro, erano molto uniti ed erano felici. Quand’era madre di una bambina sui sette anni, Yii si ammalò. Andavamo a trovarla per esserle vicine e darle un aiuto.

A un certo punto la signora volle seguire un cammino di conoscenza della fede cristiana e venire a pregare. Non riuscendo più lei stessa a guidare la moto, suo marito l’accompagnava. Era un bel ragazzo poco più che trentenne, persona molto riservata. Accompagnata la moglie nel salone, spariva. Dopo alcune volte, cominciò a sedersi sulla soglia della porta, di spalle. Ormai conoscevo questo linguaggio: Sono nei paraggi, ma lasciami stare. Lo lasciavo stare, ma lo osservavo.

A un certo punto vennero in tre: papà, mamma e figlia, ormai in sesta elementare.  Lan era sempre molto timido, ma stava familiarizzando con gli altri. Il cambiamento si vedeva anche fisicamente.

Un giorno entrò nel salone e si sedette nel cerchio, però sempre un po’ di lato, così che non riuscivo mai a guardarlo in faccia. Pian piano, faceva il suo cammino. Noi facevamo il segno della croce e lo faceva anche lui. Apriva il Vangelo e leggeva con attenzione.

Era ormai chiaro che non si fermava solo per aspettare sua moglie. All’occasione, parlava volentieri in privato. Ebbi più volte lunghe conversazioni con lui, ma sempre capitate ‘per caso’, come quando ad esempio, finito il lavoro che a volte faceva nella zona, mi trovava e, in piedi o in sella al suo motorino, si parlava a volte anche più di un’ora.

Proprio in una di queste conversazioni, un giorno mi disse: “Sister, voglio ricevere il battesimo! Voglio farmi cristiano”. Cercai di cogliere il motivo di quella decisione con domande non troppo dirette, ma che gli permettessero di raccontarsi. “Sai, adesso vado nella foresta e non ho più paura”.  Era una spiegazione decisa e concreta, che comunicava qualcosa dell’esperienza inverosimile che stava facendo.

Il tono della voce diceva: guarda che cosa bella mi capita! Per la gran maggioranza della gente qui la foresta è, sì, fonte di vita e luogo di lavoro quotidiano ma anche luogo insidioso: ci sono erbe velenose, insetti, serpenti velenosi (che possono mordere o addirittura inghiottire una persona, come il boa), e pericoli legati a credenze religiose molto vive, come la possibilità di essere invasi da spiriti o di essere preda dei loro tiri mancini.

Lan però non aveva più paura di tutto questo, si sentiva protetto. Venendo a contatto con i fatti del Vangelo, sentendo come Gesù si comportava, era entrato in relazione col Signore, era scattata una reciprocità, s’era trovato in sintonia con Lui, l’aveva accolto.

Ora Gesù gli faceva compagnia, e quando andava nella foresta lo sperimentava vicino, al punto di non avere più paura.