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UN SALUTO DELLA MANO

Teresina Caffi
1494
25 Marzo 2013

Ai bordi di una rotonda della periferia di Bukavu, il pulmino aspetta clienti prima di scendere lungo i numerosi tornanti verso la pianura.

All’interno, due mamme e alcuni bambini da quattro-cinque anni in giù hanno da tempo preso posto.

Venditori di pane, verdura, caramelle, utensili diversi, s’avvicendano alla portiera spalancata per offrire i loro articoli. Arriva anche lui, l’uomo delle meraviglie: appese a una tavola ha favolose macchinine e moto luccicanti, e due bamboline dai capelli rossi e viola che tendono le braccia come a invitare all’acquisto.

L’uomo sosta a lungo in silenzio davanti a bambini e mamme, facendo ondeggiare la sua tavola.

Sapendo che le mamme non potranno acquistare - già costa troppo il biglietto e un po’ di pane per il viaggio - trovo la cosa crudele e mi domando che cosa faranno i bambini: piangeranno, esigendo l’acquisto?

Invece, i bambini guardano. Nessuno si volge indietro verso la mamma per chiedere, nessuno piange né allunga le mani, come sapendo da tempi immemorabili che quelle cose non sono per loro.

Dopo un po’, l’uomo se ne va e i bambini levano la mano per salutare bambole e macchinine. Riprendono a muoversi sui sedili, dicendo pacificamente, come in un gioco: “Io voglio la macchinina… io voglio un aereo…!”.

Forse diventare come bambini vuol anche dire imparare questo. Il mondo è pieno di cose belle e di avidità e sforzi per afferrarle. Anche a prezzo del dolore di popoli, rapinati dei loro beni. Il mondo è pieno di drammi per avere o trattenere persone e cose che invece se ne vanno.

Questi bambini mi insegnano la sapienza. A vedere il bello e salutarlo con il cenno della mano quando non ci appartiene e non ci è possibile. A lasciare andare le cose belle della vita senza afferrarle. A guardare i fiori senza estirparli. E stare pacificamente nel proprio quotidiano.

Forse è la strada per vivere in modo mite e aprire il varco a beni ancora più grandi.

Potrebbe essere un percorso di Quaresima. Forse, ritrovato il senso del nostro limite, ne avanzerebbe per tutti e si ridurrebbe attorno a noi molta dell’angoscia di chi non ce la fa. E Pasqua avrebbe per molti in più sapore di resurrezione.