Giovani: Viandanti della fede!
«La gloria del Signore li avvolse di luce» (Luca 2,9)
Avvento 2017: quarta settimana
Siamo ormai alla quarta settimana dell’avvento e solo un giorno ci separa dalla festa di Natale, la festa nella quale si celebra il dono più grande che Dio ci ha fatto, il dono di Gesù.
E, pensando a Natale, voglio leggere con te la pagina nella quale Luca ci racconta la nascita di Gesù.
6 Mentre Maria e Giuseppe si trovavano là, si compirono per lei i giorni del parto;
7 e lei diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia,
perché non c’era posto per loro nella sala dove trovano alloggio le persone di passaggio.
8 C’erano, nella stessa regione, dei pastori
che vivevano nei campi e facevano la guardia, durante la notte, al loro gregge.
9 Un messaggero del Signore si presentò a loro, e la gloria del Signore li avvolse di luce
ed essi furono presi da paura, una paura grande.
10 E il messaggero disse loro: « Non abbiate paura, perché, ecco, vi annuncio una gioia grande,
una gioia che sarà per tutto il popolo:
11 oggi per voi, nella città di Davide, è nato un Salvatore che è il Cristo Signore;
12 e questo è, per voi, il segno:
troverete un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia».
13 E subito ci fu, con il messaggero, una moltitudine che veniva dal cielo
cantando le lodi di Dio e dicendo:
14 « Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace, in terra, per gli umani destinatari della sua gratuita benevolenza» (Luca 2,6-14).
L’Antico Testamento attendeva, come messia e salvatore mandato da Dio, un discendente di Davide. È probabilmente per questa ragione che Luca situa la nascita di Gesù a Betlemme, la città di Davide. L’arrivo di Maria e di Giuseppe da Nazaret a Betlemme permette a Luca di sottolineare la povertà e la marginalizzazione di questa coppia e soprattutto di Gesù: alla sua nascita Gesù è deposto «in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nella sala dove trovano alloggio le persone di passaggio» (v. 7). «Mangiatoia» è una parola che ci rinvia al mondo dei pastori. E bisogna sapere che, al tempo di Gesù, in Palestina i pastori non godevano di una buona reputazione. Erano considerati come persone disoneste, come ladri, come nomadi che conducevano le loro greggi in terre che appartenevano ad altri. Ebbene: nella narrazione di Luca, queste persone, questi “peccatori” sono i destinatari ai quali «la gloria del Signore» si manifestò e «li avvolse di luce» (v. 9). E questa manifestazione del Signore si concretizza in un «segno» che Dio dà loro (v. 12), un segno molto preciso: «un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia» (v. 12). La mangiatoia: ecco il segno che si addice perfettamente ai pastori: essi sono dei marginali davanti ai quali i sospetti che animano la società giudaica erigono barriere di separazione. Quanto al neonato, al Messia Signore, egli sta con questi emarginati: non è rinchiuso nella città di Davide, egli è deposto in una mangiatoia perché viene a salvare e a illuminare questa ‘gentaglia’ smarrita.
A proposito della luce legata a Gesù e al Vangelo, penso anche al Corano:
Sulle orme dei profeti abbiamo mandato Gesù, figlio di Maria,
a conferma del Pentateuco rivelato prima di lui.
Noi gli abbiamo affidato il Vangelo nel quale c’è guida e luce.
Il Vangelo è una conferma del Pentateuco che l’aveva preceduto,
esso è una guida e un’esortazione per quanti rispettano Dio. (Sura 5,46).
In questo versetto del Corano Dio appare come colui che ha mandato Gesù. Gesù e il suo Vangelo danno una conferma al Pentateuco e, più in generale, all’Antico Testamento. Gesù e il suo Vangelo sono una guida, un’esortazione e una luce, una luce per quante e quanti accettano Dio e lo rispettano. Lasciamoci illuminare da questa luce che ci guida. Anche se siamo emarginati e rifiutati come i pastori al tempo di Gesù, la sua presenza, la sua povertà e la sua debolezza di neonato in una mangiatoia ci incoraggia e ci unisce. A te, mio amico, a te, mia cara, un forte abbraccio. Di tutto cuore
Renzo