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Uno stupore da riscoprire

Teresina Caffi
361
18 Dicembre 2017

Quarta domenica d’Avvento - Lc 1,26-38

Maria “rimane turbata” alle parole dell’Angelo. Non è la visione, ma il contenuto del messaggio che la scuote. Qual è questo messaggio? Inizia con un invito alla gioia che era anche un saluto ordinario: “Rallegrati”. E poi quel nome, che noi traduciamo con tre parole, ma che nel testo di Luca è unico e significa: “Tu che sei stata e permani destinataria dell’amore gratuito di Dio”.

Infine quell’annuncio, già trasmesso a tanti chiamati nell’Antico Testamento: “Il Signore è con te”, che è poi un modo per dire il nome di Dio che Israele aveva scoperto nell’esperienza dell’Esodo.

Parole che già contengono tutto, e che le parole successive dell’Angelo serviranno a spiegare. Parole che assumono una verità nuova e straordinariamente profonda. Il Signore sarà con lei nel senso che prenderà carne nel suo grembo. L’amore gratuito che la circonda stride con la piccolezza con cui Maria si percepisce: donna, ragazza in Israele e quindi sempre sotto tutela, e per di più di uno sperduto paese di una provincia, la Galilea, ove si mescolavano gente di diversa origine. Ben altra cosa dalla Giudea e da Gerusalemme! Ma l’amore di Dio è gratuito, sceglie chi vuole e mostra un’invincibile simpatia per chi è piccolo e non avanza pretese. E allora ci può essere solo spazio per una gioia che non ha ritorni su di se, ma si spalanca totalmente su Dio: tutto è opera sua!

Maria ci porta sulla soglia del Natale per offrirci questo atteggiamento. Non c’è piccolezza, miseria, fragilità che ci possa impedire di sentire il suo stesso annuncio. Qualcosa, sì, può impedirne l’accesso: la pretesa di essere giusti, santi, meritevoli.

Andiamo con Maria verso il luogo dove il Signore si mostra nelle fattezze di carne dell’umanità che lei le ha offerto. Ci accoglierà senza giudizio, senza meraviglia, senza recriminare, lei che è esperta nell’amore gratuito e sconfinato di Dio. Ci porrà fra le braccia quel bambino, perché lo curiamo con la stessa tenerezza che abbiamo ricevuto. Non ci mancherà dove trovarlo. Le nostre strade pullulano di piccoli e fragili che sono i presepi viventi di oggi.