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La ricordano così

Autori diversi
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02 Gennaio 2002

Ancora oggi sono parecchie le che, avendola conosciuta negli anni della sua vita "laica".

Conservano a distanza di tanto tempo un ricordo incancellabile della sua grande umanità, fatta di benevolenza, attenzione, disponibilità. 

"Sono stato alunno della Madre al ginnasio nel 1925. Posso dire questo: che è sempre stata una donna di estrema amabilità coi suoi alunni, di una bontà infinita, a parte l'intelligenza grandissima che io ho potuto constatare anche in seguito nei miei contatti con lei come medico e come affezionato ex-alunno, quando andavo a trovarla. Mi commuove questa sua grande bontà, questo suo grande animo di estrema levatura. Sempre il ricordo mi commuove. Mi impressionava la sua intuizione quando aveva contatto con le persone, la sua bontà unita a una grande intuizione, la sua amabilità; ci si rendeva conto che si aveva davanti una grande persona.

Ricordo quando veniva in Casa di Cura per vedere come si comportavano le sue missionarie, allieve infermiere: come si avvicinava ai malati, il tratto che aveva verso tutti, verso noi medici, e la gioia quando mi incontrava perché era veramente una gioia per lei e una gioia per me.

Una grande donna che metteva tanta intelligenza e tanta santità in tutto quello che faceva. Io veramente ho sempre avuto questa alta opinione di lei. Era una donna molto aperta, non aveva misteri, perché quello che doveva dire, tutto veniva detto da lei in modo così affettuoso, così spontaneo.

Si sentiva in lei un desiderio, una necessità di dare, di dare qualcosa di sè all'umanità, e anche questa è una manifestazione di bontà.
Era tanto buona Madre Bottego, di una bontà infinita; non dubito che sarà santa e grande santa Suor Celestina. Penso che p Spagnolo abbia visto in lei queste grandi doti e per questo le ha chiesto di assecondare il suo progetto.

Ecco: il mondo che ha girato intorno a lei da parte degli allievi e di tutti coloro che la conoscevano, tutto questo mondo era vivificato dalla sua persona, dalla sua grande personalità, dalla sua bontà e dal suo spirito di fede, di santità, dalla sua gioia di vivere nel bene, nella fede. Contagiava.

Mi colpiva la sua vivacità, la felicità nel comunicare, nel parlare del Signore, nel parlare di tutto, mettendoci dentro sempre questa emanazione di fede. Quando parlava era una gioia che usciva, una fede che si manifestava; io ne vedevo il viso, vedevo un raggio di luce negli occhi, nel sorriso. Mai una volta che io vedessi il viso cupo, mai, mai. E non era una donna astratta. Si accorgeva della vita, sapeva i problemi dell'uomo, di questa nostra vita di oggi; una donna concreta che, secondo me, aveva gli occhi aperti".

  • Dott. A. T.

"Quando ancora non c'era la Congregazione, noi andavamo a casa sua e lei ci insegnava a cantare, a recitare delle commedie; dicevamo il Rosario, e d'inverno, quando in tempo di guerra non si poteva andare da nessuna parte, ci chiamava, e poi, dopo aver cantato e pregato, si mangiavano i tortelli che aveva preparato per noi.

Al palazzone (una grande casa rustica abitata da famiglie contadine) c'erano tanti giovani e lei non aveva preconcetti. Diceva che ragazzi e ragazze dovevano abituarsi a stare insieme. Ci raccoglieva tutti insieme in un grande stanzone e ci insegnava i canti della Messa che poi cantavamo in chiesa a Natale. Noi anche per questo eravamo affezionati a lei, perché permetteva questa buona amicizia.

Una persona semplice e sublime nello stesso tempo, mai distante. Quando avevamo dei problemi, voleva che glielo dicessimo e aveva sempre una parola, un conforto, una vicinanza, una capacità di consolare che ho sperimentato quando si è saputo che il mio fidanzato era disperso.

La Madre è stata missionaria in tutto, perché si preoccupava di tutti: se c'era un malato, lei andava; se qualcuno era nel bisogno, l'aiutava come poteva. Se missione vuol dire andare verso la gente, lei missionaria lo è sempre stata.

E' proprio stata un Buon Samaritano perché era per gli altri. Dava via tutto! La sua casa era aperta a tutti, chiunque andasse. Anche quando passavano i poveri per elemosina e per un tetto dove dormire, li accettava sempre. Se non aveva altro posto, li mandava nella stalla, dopo aver dato da mangiare e qualche volta li faceva dormire anche nell'ingresso dove c'erano dei divani. Quando passavano da noi dei poveri, li mandavamo sempre dalla signorina Bottego, perché sapevamo che li avrebbe sfamati e sistemati. E venivano sempre via contenti. Quanti bei ricordi!".

 

  • Signora R. M.

"Avevo poco più di quattordici anni nel 1930 quando, tornando a casa in bicicletta sulla Via Emilia Est all'altezza della Scuola "Michele Vitali", fui testimone di un terribile incidente.

Procedevo tranquillamente lungo la strada e ad un tratto fui sfiorata da un camion con il rimorchio che sbandava paurosamente. Non ebbi che il tempo di fermarmi sconvolta che già vidi una scena agghiacciante. L'uomo con il mantello che poco prima avanti a me percorreva la via venne travolto in un istante e schiacciato sotto le ruote dell'automezzo. Corsi a chiedere soccorso e poi corsi di nuovo sul luogo dell'incidente dove vidi scendere dal tram su rotaie, fermatosi per l'accaduto, alcune persone. Tra esse una Signora di bell'aspetto, che riconobbi essere la Signorina Bòttego, si prodigò per soccorrere il ferito. Si sedette a terra e appoggiò la testa del malcapitato sul proprio grembo incurante del sangue che bagnava le sue vesti. Con un fazzoletto bianco puliva la bocca dal sangue con la stessa dolcezza con la quale, in mano la corona del rosario, segnava la croce sulla fronte dell'uomo ormai prossimo alla morte.

All'arrivo della Croce Rossa ricordo mi colpì il gesto naturale con il quale la Signorina Bottego si liberò del suo bel soprabito blu, intriso come un sudario, per salire speditamente sull'ambulanza e prestare così gli ultimi istanti di conforto al moribondo.

A causa dell'agitazione riconobbi solo allora quell' uomo come un amico intimo di mio papà. Era il Signor Giuseppe Scorticati.

L'esempio di quella donna, della sua semplice disponibilità nel mettersi a servizio del prossimo, del suo coraggio nell'affrontare una situazione estrema mi segnò profondamente e rimase scolpito per sempre nella mia memoria".

  • Signora N. C.