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Negli occhi dei bambini

Rosanna Bucci
919
11 Gennaio 2001

Gentil, Amani, Dieudonne, Miki, Espoir, Musa, lmani e tanti altri volti mi si presentano alla mente quando penso ai bambini congolesi.

Gentil ha cinque anni. Durante una rappresaglia dell'agosto '98, a Kiringye, i militari avevano ucciso una quindicina di persone, tra cui la sua mamma.

Egli si trovava sulle sue spalle, così due pallottole forarono i suoi piedini ed egli rimase li, mezzo morto, tra le grida e il sangue. Ad accorgersi di lui fu Amani (nome che significa Pace), un altro bambino di circa sette anni. Senza esitare, se lo caricò sul dorso e si mise in cammino, percorrendo più di dieci chilometri che separano Kiringye dal nostro centro sanitario di Luvungi. Grazie al coraggio e alla generosità di Amani, ora Gentil cammina e ha ripreso a sorridere.

Dieudonné ha due anni e mezzo e si trova al "Centro ENA" di Uvira che accoglie i bambini rimasti soli, soprattutto a causa della guerra. Venne raccolto nell'ottobre '99, quando aveva solo qualche mese di vita, dopo il massacro avvenuto al mercato di Sange. Dieudonné ha un temperamento felice ed è il primo a corrermi incontro quando arrivo; se sta gustando qualcosa di buono, subito mi allunga la mano per condividere con me la "gioia di mangiare".

Miki è un ragazzino di Luvungi che mi ha fatto un po' da maestro di lingua swhaili e da guida nel villaggio. Con lui e altri bambini ci siamo messi a servizio di qualche povero del villaggio fino a diventare muratori... Infatti, vedendo che le abitazioni di due anziane vedove non erano più agibili, abbiamo deciso insieme di costruirne di nuove. Con dei bidoncini da cinque, dieci o venti litri, secondo la forza di ciascuno, siamo andati al fiume a prendere acqua e poi, con il fango e lo stampo, abbiamo preparato più di mille mattoni. Li abbiamo lasciati seccare, quindi siamo passati alla costruzione vera e propria. Al tetto, di una paglia speciale, alla porta e alla finestra, hanno pensato poi alcuni giovani più esperti di noi. Per ringraziarci, queste due anziane mamme ci hanno regalato un po' d'arachidi, prese dal loro piccolo raccolto.

Espoir è un bimbo di circa tre anni. Presenta i segni tipici della malnutrizione: sguardo triste, addome gonfio, capelli lisci e chiari, gonfiore generalizzato alle guance, ai piedi e alle braccia. Si trova nel nostro centro nutrizionale dove cerchiamo di recuperarlo, insieme a tanti altri bambini e adulti, non solo con il cibo e le medicine, ma anche favorendo un ambiente gioioso e sereno.
Nel Centro ha ritrovato il sorriso.

Musa è un ragazzino trovato nell'Ubembe, sulle rive del lago Tanganyka, quand'era ancora lattante. Per questo mamma Teresita, adottandolo, gli ha messo il nome di Mosé. Ora fa parte del gruppo Scout e, insieme ai suoi compagni, ogni settimana fa la sua "buona azione". Girando nei quartieri, questi ragazzini trovano casi disperati, che ci fanno conoscere. Non hanno paura di sporcarsi le mani lavando la biancheria o pulendo l'abitazione di anziani ammalati. A volte gli stessi ammalati vengono lavati da capo a piedi, nonostante le piaghe.

Imani è un bambino di quattro anni con disturbi psichici e comportamentali. Abbandonato dai suoi genitori, vive con i nonni, in una povertà estrema. Quando vado a trovarlo, spesso lo trovo legato, per evitare che si allontani, ma mi dona sempre un sorriso.

Agata è nostra vicina. Ha quattro anni, e frequenta la scuola materna. Ogni mattina, già alle 5 e 45, quando ci avviamo alla chiesa parrocchiale per la Messa, ci viene incontro dandoci il buon giorno in francese e recitando tutte le filastrocche appena imparate...

Questi e tanti altri sono i bambini che incontriamo, un segno di speranza in questa terra congolese tanto insanguinata. I loro occhi, il loro sorriso disarmante e innocente, i loro gesti, ci fanno pensare che un mondo di pace è ancora possibile.

  • Rosanna Bucci.