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Omelia del Vescovo: Enrico Solmi

Missionarie di Maria
1248
10 Settembre 2014

Cattedrale di Parma, 9 settembre

La sensazione di questi giorni, dopo lo sconcerto delle rinnovate notizie di morte crudele, è stata di un lutto che ha colpito, a cerchi concentrici, le famiglie di Olga, Lucia, Bernardetta, la famiglia saveriana, la chiesa ed anche la città e la nazione intera, sia nella voce delle autorità, che in quella di tanta gente credente e non credente.

A me sono arrivate le condoglianze di tanti, di amici, di vescovi…come avviene quando muore uno di casa e questo mia ha fatto sentire (ci ha fatto sentire come chiesa) ancora più di famiglia con le nostre sorelle saveriane.

Non voglio spargere le parole di chi, sia pur colpito e sgomento, non ha mai affrontato i rischi che sono di casa in missione, di chi forse testimonia con debolezza la fede e tiene nascosta la sua luce che gratuitamente ha ricevuto.

Voglio, vogliamo guardare a quanto è successo e alla strada percorsa da queste sorelle con la luce del Risorto, che certamente non si è spenta domenica pomeriggio nella loro casa per Olga e Lucia, e poi ha illuminato la notte buia di Bernardetta. Luce che le ha rivestite - passata la frontiera della morte - per entrare in paradiso. Loro stesse ci parlano con la loro vita e con la loro morte, e con le loro parole che ci prendono per mano per leggere insieme la parola appena proclamata. 

“Non vi chiamo più servi perché il servo non sa quello che fa il suo padrone, ma vi ho chiamati amici perché tutto quello che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi”…li ha predestinati ad essere conformi all’immagine del figlio suo Rom 8, 29

Essere amici è condivisione di segreti profondi, come l’intimità del Cristo con il Padre, intimità fatta conoscere a chi il Signore ha scelto ( Rom 8) . Gesù lo aveva fatto con i suoi da molto tempo, annunciando, tra il loro sconcerto, la via della croce. Sapeva bene che il Padre non avrebbe riparmiato il proprio figlio perché il mondo fosse salvo. Questo vangelo aperto per tutti su queste parole è diventato una parola personale, unica, per chi lo ascolta a cuore a cuore con il il Signore, come per Olga:

“Un giorno durante l’adorazione pregai: Gesù che la tua volontà sia fatta; però tu lo sai che desidero ancora partire” mi vennero chiare queste parole “ Olga credi di essere tu a salvare l’Africa? L’Africa è mia. Però nonostante tutto sono contento che tu parti: va e dona la Vita”  

L’amico, o meglio, colei che è stata chiamata amica si è immedesimata nella scelta del Signore e anche Lei ha dato la vita come aveva capito in quella preghiera intima, cuore a cuore con il suo sposo.

L’amicizia svela la via buona, l’amico non lo si lascia vagare da solo su strade incerte.  “Voi siete miei amici se farete quello che io vi comando”: lungi dall’essere un  comando autoritario è l’amore di chi si mette davanti e per primo sperimenta  la strada da insegnare e nella quale accompagnare gli altri. Una strada unica, con tanti percorsi, quella di dare se stesso: “avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine”  “Adesso sto tornando in Burundi alla mia età e con un fisico, debole e limitato, che non mi permette più di correre giorno e notte come prima. Interiormente però credo di poter dire che lo slancio e il desiderio di essere fedele all’amore di Gesù per me, concretizzandolo nella missione, è sempre vivo. La missione mi aiuta a dirgli nella mia debolezza: Gesù guarda è un gesto di amore per te”. La via ripresa per il Burundi è per Lucia la via dell’amore che si affina nell’esistenza, anche nella forzata rinuncia di una vita operosa, spesa nel servizio giorno e notte ( quanto di premura e di vita in queste parole…!).  

Lucia ci aiuta anche a capire che l’amore è fedele; se donato, cresce, solo così lievita e fa crescere, proprio perché si incarna nella vita, nella salute debole, frustata e messa a repentaglio da anni di lavoro e sacrifici, di un dono che si purifica nell'impotenza, come Gesù in Croce che compie l’atto estremo della nostra salvezza, inerme e senza poter fare nulla.

Proprio qui matura una comprensione vera, che va oltre le apparenze, e sa cogliere l’essenziale e il bene, con le sfumature di chi unisce al cuore di sorella, di mamma e - direi - di nonna nella fede, la luce del Signore. Si vede quello che non è immediato e il cuore si lascia portare come un polline salutare, dal vento dello Spirito: Così Bernardetta: « Occorre nutrire in noi uno sguardo di simpatia, rispetto, apprezzamento dei valori delle culture, delle tradizioni dei popoli che incontriamo. Questo atteggiamento, oltre che dare serenità al missionario, aiuta a trovare più facilmente il linguaggio e i gesti opportuni per comunicare il Vangelo. Nonostante la situazione complessa e conflittuale dei Paesi dei Grandi Laghi, mi sembra di percepire la presenza di un Regno d’amore che si va costruendo, che cresce come un granello di senape, di un Gesù presente donato per tutti.  A questo punto del mio cammino continuo il mio servizio ai fratelli africani, cercando di vivere con amore, semplicità e gioia”.

Cos’è successo quel giorno e quella notte, non lo sappiamo nei dettagli; possiamo unire le mani nella preghiera e mettere tutto in Dio, che era lì sul calvario del loro martirio, con loro.

Siamo certi che  le persecuzioni, l’angoscia… la spada non hanno prevalso perché in tutte queste cose “siamo più che vincitori grazie a Colui che ci ha amati”, e nulla ha potuto separarle dall’amore di Dio, perché “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”.