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Nella Cattedrale di Parma

Missionarie di Maria
1038
10 Settembre 2014

Giordana Bertacchini, direttrice generale, introduce la celebrazione con questo ringraziamento

Una solidarietà straordinaria

A nome delle Missionarie di Maria Saveriane ringrazio di cuore ciascuno di voi per essere presente questa sera.

Un grazie particolare al nostro Vescovo, Mons. Enrico Solmi che presiede la Celebrazione eucaristica. Ringrazio P. Luigi Menegazzo, Superiore generale dei Missionari Saveriani e i nostri fratelli qui presenti,i sacerdoti, le religiose, i rappresentanti delle altre Chiese, le autorità civili, i Laici mmx, tutti voi che stasera siete qui e quanti in tanti modi si sono fatto presenti in questi giorni. Saluto in modo particolare i familiari di Lucia, Bernardetta e Olga. Alcuni sono qui stasera per celebrare insieme la nostra fede nella Risurrezione.

Stiamo sperimentando in questi giorni come è forte e consolante l’appartenenza alla grande famiglia umana: a Parma e ovunque siamo, una corale solidarietà ci raggiunge, da parte di singole persone, rappresentanti di istituzioni, dei media, anche quando mancano le parole per esprimere lo sconcerto.

Così, in Burundi e nella regione della Repubblica Democratica del Congo, ove le nostre tre sorelle hanno operato, a migliaia le persone manifestano il loro dolore e chiedono di unirsi a noi in celebrazioni di preghiera e di dolore condiviso. A tutti diciamo un grande grazie.

Sconcerto

Quanto è successo, con l’assassinio delle nostre sorelle Lucia Pulici e Olga Raschietti nel pomeriggio di domenica e di Bernardetta Boggian nella notte successiva, a Kamenge, nella periferia di Bujumbura, in Burundi, ci ha davvero sconcertate.

Durante le guerre nel vicino Congo, c’erano stati momenti in cui la loro vita e quella delle altre sorelle, insieme a quella della popolazione, era stata minacciata, ma attualmente la situazione a Kamenge non faceva presagire un particolare pericolo.

La loro condizione di fragilità per l’anzianità e la poca salute faceva loro vivere non una missione esposta ma discreta, fatta essenzialmente di contatti semplici e quotidiani, di accoglienza e di “piccoli” servizi. Eppure è successo.

Non interruzione ma compimento

Le inchieste sono in corso da parte delle autorità burundesi e anche noi desideriamo che sia fatta luce su quanto è accaduto. Una luce, però, trapela già per noi dall’orrore e dal buio di quelle ore. Qualunque siano le circostanze della loro uccisione, essa, nel percorso di vita di Lucia, Olga, Bernardetta è stata non l’interruzione o l’impedimento di una missione, ma il suo compimento.

Perché le nostre sorelle erano tornate volentieri in Burundi. Perché la logica della loro vita era spenderla tutta per Cristo e per il popolo ove egli le aveva poste, con uno slancio che aveva in sé il desiderio di giungere alla totalità.

Erano partite con slancio e con fede, accettando il rinnovarsi di un mandato. Lucia, Olga e Bernardetta avevano lavorato per molti anni (circa trenta) nella RDCongo: Lucia come ostetrica e infermiera (dopo una decina d’anni di servizio in Brasile), Olga come catechista e animatrice parrocchiale, Bernardetta soprattutto nella formazione della donna e nell’alfabetizzazione degli adulti. Erano poi state destinate al Burundi, ora, mettevano a disposizione della missione una presenza fatta soprattutto di contatti quotidiani e di preghiera. Con l’evento del 7-8 settembre hanno messo a disposizione la loro stessa vita.

Domattina, nella Celebrazione eucaristica, la popolazione di Bujumbura darà loro l’ultimo saluto e poi attraverseranno la frontiera con la RDCongo; sosteranno per una veglia di preghiera a Luvungi, ove tutte e tre le sorelle hanno lavorato per anni, e quindi all’indomani mattina saranno condotte a Bukavu, dove saranno celebrati i funerali. Le sorelle saranno sepolte nel cimitero dei Missionari Saveriani alla periferia della città, accanto a un’altra nostra sorella, Luigia Galbusera, morta per malattia nel 1993.

Continuare insieme

Il nostro dolore si mescola a quello di tante persone che, anche nel nostro paese e particolarmente nella regione dei Grandi laghi africani vivono l’insicurezza dovuta alla violenza e alla guerra e ci fa ancora più unite a loro. È nostro desiderio continuare a essere presenti, finché le forze ce lo permetteranno, per credere insieme alla possibilità di un mondo fraterno e collaborare a costruirlo, per la grazia di Dio, come le nostre tre sorelle ci hanno testimoniato.