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Il lavoro richiede qualità

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06 Maggio 2023

Di seguito si riporta la sintesi di un articolo realizzato dall’Associazione Valore D – associazione di imprese che promuove l’equilibrio di genere e una cultura inclusiva per la crescita delle aziende e del paese Italia – sul tema: OCCUPAZIONE, SALARI, FUTURO: IL LAVORO RICHIEDE QUALITA’

Secondo i dati economici più recenti, cresce l’occupazione in Italia ma con diverse disparità: bassi salari, precariato e mancanza di autonomia continuano a penalizzare alcune categorie di lavoratori, in particolare di donne, giovani e lavoratori del Sud. Per ridare dignità al lavoro, occorre agire su più fronti, a partire da quello salariale senza tralasciare le sfide dettate dai cambiamenti in atto e dall’innovazione tecnologica.

OCCUPAZIONE E SALARI

Negli ultimi mesi l’Italia ha superato i 23 milioni di occupati (tasso di occupazione oltre il 60%) registrando, tuttavia, una variazione negativa (-2,9%) dei salari medi tra il 1990 e il 2020 (in Francia le retribuzioni sono aumentate del 31%, mentre in Germania del 33%).

Ad oggi, la maggior parte degli stipendi riesce a far fronte ai bisogni e ai consumi di una sola persona e nel caso in cui si abbiano figli, si debba affittare o acquistare una casa o, ancora, si svolgano attività di cura, raggiungere una piena autonomia è ancora più faticoso, in assenza di una solida base patrimoniale di partenza. Secondo le stime più recenti, un lavoratore su quattro vive in condizioni di povertà. Su 23 milioni di occupati, dunque, circa 5 milioni e ottocentomila sono in grande difficoltà. Tale rapporto peggiora se si è donna (una lavoratrice su tre) o giovane (un lavoratore su due). Inoltre, il 24% dei lavoratori nelle regioni meridionali vive in una condizione di precarietà persistente (contro il 13% del Nord).

LE CATEGORIE PIU’ A RISCHIO

L’Italia è anche il paese Ocse con il dato più alto di part-time involontario – fenomeno che va a sommarsi a quello del precariato. La diffusione di contratti irregolari rischia di compromettere le tutele essenziali riconosciute a lavoratori e lavoratrici. Sempre più datori di lavoro, infatti, incentivano la stipula di contratti deboli dal punto di vista del riconoscimento degli straordinari e della tutela della malattia e della maternità.

L’incidenza dei bassi salari tra le donne è molto più elevata che tra gli uomini, sia in termini di salario annuale che settimanale. Nonostante negli ultimi decenni l’occupazione femminile sia andata incontro ad una crescita, i contratti part-time penalizzano ancora la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Quanto alle persone più giovani (tra i 16 e i 34 anni), i dati riportati indicano che queste ultime hanno un’incidenza di bassi salari quasi doppia rispetto alla popolazione di età più alta (tra i 50 e i 65 anni). Non stupisce dunque se una percentuale di laureati italiani, tra il 5% e l’8%, fugge altrove: a farne le spese è soprattutto il Sud, che perde in risorse e competenze.

LAVORO E FUTURO

Il lavoro è un valore fondante del nostro Paese ma è necessario rispondere alle molteplici esigenze che lo attraversano non solo da un punto di vista quantitativo, ma anche qualitativo: giusta retribuzione, eguaglianza di genere, urgenza di manodopera, riconoscimento delle diversità, cambiamenti di vita, smaterializzazione dei compiti. E’ dalla tutela della dignità di lavoratori e lavoratrici e dal coinvolgimento di tutte le parti in causa che passa la crescita effettiva. Per questo è necessario agire su più fronti:

  1. Intervenire sulla ripresa dei salari e recuperare il ritardo che distanzia l’Italia dagli altri Paesi dell’Unione Europea, molti dei quali hanno adottato una retribuzione minima oraria. In Germania, ad esempio il salario minimo, introdotto nel 2015, è oggi pari a 12 euro lordi, e in altri Paesi come Francia, Olanda, Irlanda e Belgio, l’importo ammonta a circa 10 euro.
  2. Procedere a un riconoscimento contrattuale dei lavori di cura (di cui si fanno carico soprattutto le donne) e a un’organizzazione lavorativa che sia al passo con i tempi e con il mutato contesto post-pandemico.
  3. Comprendere l’impatto dell’innovazione tecnologica, che sta già determinando la digitalizzazione di molti settori, la richiesta di soft skills specifiche e la necessità di formazione continua.

Rossella Franceschini

Controller c/o Gruppo bancario Crédit Agricole Italia