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Corresponsabilità per estirpare la piaga

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08 Febbraio 2021

Tra le 36 persone insignite di onorificenze al Merito dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, c’era anche Suor Gabriella Bottani, la missionaria comboniana premiata "per la totale dedizione con cui da anni è impegnata nella prevenzione, sensibilizzazione e contrasto alla tratta degli esseri umani".

Ho appreso con gioia ma senza eccessivo stupore, questa notizia perché conosco e stimo suor Gabriella fin dall’inizio della sua missione alla guida di “Talitha kum”, la rete internazionale della vita consacrata che con oltre duemila persone, per lo più religiose, opera nei cinque continenti, a difesa delle vittime della tratta. Tale riconoscimento le fa certamente onore e al contempo rende omaggio a tutte le consacrate impegnate in prima linea in questa lotta. Esso risuona come un forte incoraggiamento a proseguire con ancora più determinazione e corresponsabilità in questo impegno.

Il termine corresponsabilità va evidenziato perché la tratta degli esseri umani è un problema davanti al quale nessuno può restare indifferente e perché, oggi più che mai, è necessario unire tutte le forze per sradicare le molteplici forme di schiavitù del XXI secolo.

Un proverbio africano dice che “quando i ragni uniscono le loro reti, possono abbattere un leone”.  Abbiamo bisogno di azioni congiunte e capillari che mettono al centro la dignità della persona, abbattendo ogni barriera che separa e condanna. Questo è lo spirito che anima la rete internazionale Talitha Kum. La ricchezza dei carismi condivisi connessa alla preghiera sono la forza che sostiene il nostro impegno comune per la vita e la speranza del mondo.

Anche in Cameroun dove attualmente vivo, assieme ad altre congregazioni e organizzazioni laicali, cerchiamo di tener viva l’attenzione su questo triste fenomeno. Promuoviamo a vari livelli momenti di sensibilizzazione e di formazione. Anche la giornata mondiale di preghiera e di riflessione contro la tratta che ricorre l’8 febbraio, è un’occasione propizia per fortificare la nostra risposta a questa piaga mondiale.

Quest’anno la giornata di preghiera e riflessione contro la tratta ha per tema “Economia senza tratta”, perché tra le principali cause di questa schiavitù moderna c’è un modello economico iniquo e ingiusto, che impedisce possibilità di scelta e di futuro. Da qui l’invito a moltiplicare e promuovere esperienze economiche che evitino ogni forma di sfruttamento.

Come altri Paesi del mondo, anche il Camerun è colpito da questa orrenda piaga nelle fasce più giovani e vulnerabili del suo tessuto sociale. Ragazze costrette a vendere il proprio corpo; uomini e donne sottoposti a lavori massacranti a basso costo; bambini venduti per il commercio di organi o resi veri schiavi nelle case di benestanti senza scrupolo, sono solo alcuni dei volti di questo tremendo flagello. La crisi sanitaria del coronavirus ha ulteriormente aggravato il problema. Sono aumentate un po' ovunque le violenze e gli abusi sulle donne e i bambini ed è venuta meno la possibilità delle vittime di chiedere aiuto. Il business dei trafficanti invece è diventato ancora più redditizio su Internet.

Purtroppo si avverte una certa resistenza a confrontarsi apertamente su questi temi. La gente teme ritorsioni o il peggioramento delle condizioni delle stesse vittime. Si preferisce gestire la situazione interessando i membri della famiglia o del proprio gruppo etnico e si sistema eventualmente il danno nella maniera più discreta possibile.  È quanto è accaduto a Jessica (il nome è fittizio), un’adolescente di Douala abusata fin da bambina da un suo stesso parente. È stata messa a tacere dando un’ingente somma di denaro ai suoi genitori.

Un segno incoraggiante è che le vittime che riescono a intraprendere un cammino di riabilitazione e di reinserimento nella società, cominciano a rompere il silenzio e a testimoniare il dramma che hanno vissuto. La maggior parte di esse rientrano al loro paese dopo aver trascorso anni tremendi in alcuni paesi del Golfo o del Nord dell’Africa. Rachele racconta di essere stata venduta assieme ad altre 200 persone. Alcune di esse sono cadute in mare mentre tentavano la traversata del Mediterraneo, altre sono morte di stenti in Algeria, in Libia e in Marocco. Vanessa che oggi vive a Yaoundé, racconta che, incinta di sei mesi, è rimasta rinchiusa tutto un mese in un buio sotterraneo in attesa che la famiglia inviasse 3.500.000 franco CFA ai suoi carcerieri e ottenere così la sua liberazione.

Le testimonianze dirette di queste vittime sono una risorsa preziosa per liberare tanti altri giovani dal rischio di finire nelle catene dello sfruttamento e della schiavitù.

Non abbiamo ricette pronte, ma la possibilità di aiutare a prendere coscienza di questa triste realtà e cercare insieme strategie di azione secondo le risorse del luogo, è alla portata di chiunque.

Lucia Citro mmx

Originaria di Salerno è Missionarie di Maria - Saveriane dal 1989. Dopo aver trascorso un periodo di volontariato nella Repubblica Centroafricana, completa gli studi universitari nella sua città natale e nel 1985 arriva a Parma per far parte della famiglia saveriana. Attualmente si trova in Cameroun, nella comunità di Douala per condividere nella comunione fraterna la gioia del Vangelo.