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Valori interconnessi

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12 Febbraio 2021

Il messaggio che i Vescovi italiani ci propongono nella 43a Giornata Nazionale per la Vita è incentrato «sul senso profondo della libertà in rapporto alla vita di tutti». A suggerire e fondare la riflessione è l’esperienza concreta e drammatica della pandemia e delle sue conseguenze, che stiamo ancora soffrendo. Anche la Pontificia Accademia per la Vita, in una nota sull’emergenza sanitaria del marzo 2019, faceva notare che la libertà non è e non può essere assoluta. In primo luogo perché senza un riferimento a valori oggettivi, come quello fondamentale della vita, ogni scelta sarebbe moralmente equivalente e insignificante. Non ogni cosa realizza l’umanità delle persone; i valori non possono essere inventati, ma solo riconosciuti e perseguiti oppure negati, trascurati e oltraggiati. L’autentica libertà – dicono i Vescovi – non può che essere a servizio della vita perché «non è il fine, ma lo “strumento” per raggiungere il bene proprio e degli altri, un bene strettamente interconnesso».

In secondo luogo la stessa libertà individuale è un valore relazionale, esiste ed è resa realmente possibile solo con e grazie alla libertà degli altri. La pandemia ci sta dicendo con forza che i valori non sono beni che possiamo raggiungere e godere in maniera individualistica, che noi stessi siamo interdipendenti gli uni dagli altri, nel bene e nel male. Ce lo sta mostrando nelle modalità di contagio, nelle necessarie, per quanto temporanee, limitazioni di certe libertà, nella responsabilità di contribuire al “bene comune” della salute con comportamenti adeguati e attraverso la scelta della vaccinazione.

Il binomio inscindibile tra “libertà e vita”, proposto dai Vescovi ci permette, credo, di fare un pregnante parallelismo. Gesù insegna che «chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde, la salverà» (Lc 17,33); similmente si può dire che “chi perde la sua libertà la realizza”. Come si guadagna la propria vita donandola agli altri, così la libertà trova senso nell’essere spesa a servizio degli altri. Le parole del Papa, «o ci salviamo insieme o insieme periremo», sono riecheggiate nel mondo scientifico, politico e sociale, ma devono trasformarsi in una conversione di mentalità e in scelte concrete.

Richiamando il messaggio evangelico (cfr Gv 8,31-32), i Vescovi ricordano che alla vita e alla libertà è connesso un altro valore fondamentale: la verità. Essa, come ho detto, riguarda gli stessi valori, che non è sempre facile riconoscere, ma riguarda anche aspetti fattuali e specifici, ad esempio, in questo periodo, l’origine del covid-19, la sicurezza e l’efficacia dei vaccini, l’adeguatezza degli interventi politici, l’ipotesi di complotti mondiali, ecc. È apparso evidente che neanche la scienza è capace di dare sempre certezze assolute, incontrovertibili e definitive, che neppure gli esperti sono concordi e possono godere di fiducia cieca e totale credibilità. Ci troviamo in un contesto di sempre maggiore confusione e incertezza, nel quale, quasi per reazione, tutti si sentono titolati a negare evidenze, anche quelle fondate scientificamente, e proporre con forza opinioni basate sul diritto alla “libertà di pensiero”, più che sul pensiero stesso. Dominano l’opinionismo, la diffidenza, l’individualismo, la contrapposizione ideologica e intollerante.

Come dicono i nostri Vescovi «una cultura pervasa di diritti individuali assolutizzati rende ciechi e deforma la percezione della realtà, genera egoismi e derive abortive ed eutanasiche, interventi indiscriminati sul corpo umano, sui rapporti sociali e sull’ambiente. Del resto, la libertà del singolo che si ripiega su di sé diventa chiusura e violenza nei confronti dell’altro. Un uso individualistico della libertà porta, infatti, a strumentalizzare e a rompere le relazioni, distrugge la “casa comune”, rende insostenibile la vita, costruisce case in cui non c’è spazio per la vita nascente, moltiplica solitudini in dimore abitate sempre più da animali ma non da persone».

Per essere veramente liberi occorre vagliare e mettere a confronto le nostre fonti di informazione, sottoponendo ad un onesto senso critico i dati e le argomentazioni proposte; bisogna accettare il faticosissimo ma anche avvincente discernimento della verità. Questa concerne l’identità e la dignità di ogni essere umano, dal suo concepimento e in ogni condizione ed età della sua vita; riguarda l’interdipendenza gli uni dagli altri come dall’ambiente naturale; interessa la natura, gli scopi e i limiti della medicina, i benefici e i pericoli derivanti dalle sperimentazioni biomediche, dall’ingegneria genetica, dalle biotecnologie... Conoscere e riconoscere la verità su questi temi capitali ci rende liberi e ci guida, in un mondo sempre più complesso, nel discernimento del bene da compiere, per rispettare e promuovere la vita, la salute, la solidarietà, la giustizia, la pace, l’ecologia: beni che sono interconnessi, appartenenti a tutti e sotto la responsabilità di ciascuno.

Stefano Mele

Nativo di Santa Giusta - OR.Da oltre 20 anni docente di religione. Dal 2005 docente di Teologia morale - Bioetica, presso la Pontificia Facoltà di Cagliari. Nel 2020 ha pubblicato il saggio" Temi di etica della vita. Tra fede e ragione".