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Chiamati a vivere come risorti.... Un’esigenza ed una sfida

Cecilia Zafferri mmx
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30 Aprile 2018

Dal Messico

Di nuovo tempo di Pasqua. Tempo di gioia, tempo in cui la liturgia ci fa meditare e gustare la presenza e i segni del Risorto.

È sempre Lui che fa il primo passo; in ciò che stanno vivendo i suoi cerca l’incontro personale, che suscita timore e gioia. Per riconoscerLo è necessario un cammino, è necessaria una parola, un segno: occorre andar oltre il dolore, la delusione e la paura.

Maria di Magdala soffre nel suo dolore, ma è capace di cambiare la direzione del suo sguardo: una parola, il suo nome - pronunciato con amore - la converte nella prima missionaria della Buona Notizia: “Gesù è risorto”. Un segno, un pane spezzato, fa sì che gli occhi si aprano, il cuore rincominci a battere di nuovo, i piedi che fuggivano da quel luogo di morte e di delusione vi ritornino correndo. Una parola, “Pace”, trasforma la paura in gioia. Pace e gioia: i primi doni del Risorto.

A noi non è dato di vederlo e di toccarlo fisicamente, ma possiamo arrivare alla fede in Lui. Inclusivo, chi crede senza vedere, sarà maggiormente beato di colui che ha visto. Credere e sperare è ciò che siamo chiamati a vivere come testimoni del Risorto.

Papa Francesco nella sua visita in Messico ha detto ai giovani: “Voi siete la ricchezza del Messico!”. È uno stimolo che ha il sapore di un grido di supplica. Da tempo, questo popolo convive con violenza, corruzione, droga e alcolismo; tuttavia, ha il diritto e il dovere di vivere nella speranza. La speranza e il futuro di questa Nazione sono i giovani. Giovani che sperano e sognano in un futuro e in un mondo migliore, più umano; giovani che credono che questo sia possibile solo impegnandosi personalmente, mettendosi alla sequela di Gesù, crescendo nella fede, incontrando la loro vocazione e il loro posto nel mondo.

Non è vero che i giovani sono svogliati, apatici e chiusi. A Santa Cruz, approfittando dell’anno dell gioventù, stiamo cercando di animare i giovani affinché nasca in loro il desiderio di vivere in pienezza. Con il gruppo della Parrocchia cerchiamo nuovi cammini e, tramite alcuni eventi, desideriamo “svegliare” altri giovani perché possano scoprire che ogni vita è degna di esser vissuta, e lì riconoscervi la presenza del Signore, sperimentare e accogliere il suo amore.

Riunendo alcuni giovani rappresentanti delle comunità appartenenti alla parrocchia di Santa Cruz, è nato il desiderio di “fare qualcosa”: un torneo di calcio maschile e femminile tra le comunità. La partecipazione è stata buona, con tanto di medaglie e di trofeo per i vincitori.

Durante la Settimana Santa, a Santa Cruz, si è voluto sottolineare la presenza dei giovani coinvolgendoli in varie attività affinchè potessero fare un’esperienza personale di Gesù e costituire un segno ed una testimonianza per la comunità.

La speranza si alimenta con la fede: è necessario che Colui che è affidabile la faccia crescere; la fedeltà di Dio abita nell’uomo, nel giovane. È necessario riconoscerLo, accoglierLo e, in mezzo al nostro dubbio, al nostro scoraggiamento e alle nostre sfide, continuare a sperare. L’amore del Risorto è un amore fedele, paziente e tenace; è un amore che tocca il nostro sforzo per vivere e per credere, che tocca il nostro sforzo con i giovani; tocca il nostro spendere e consegnare la nostra vita affinchè altri possano credere, lasciarsi amare e amare.

Il Risorto è presente, vive in mezzo a noi, come il buon pastore continua a condurci.

E’ uno “su cui si può contare”, si dice di un amico, di un papà e di una mamma, o di un fratello  per definire qualcuno che, qualsiasi cosa succeda, ti sta vicino, compie ciò che promette, lotta per il tuo bene. Sì, la prima qualità del Risorto è la vicinanza. È lui la fonte dell’unità e della comunione tra gli uomini, tra i popoli; è la fonte di comunione tra il mondo degli adulti e la nuova generazione poichè nelle vene di chi desidera ascoltare la sua voce e seguirlo, scorre lo stesso sangue dell’amore estremo, “pazzo”: l’amore della croce. Allora, nonostante la nostra infedeltà accogliamo lo sguardo d’amore del Risorto. La sua umanità, che neanche la Resurrezione tradisce, ci permette di accettare la nostra con le sue oscurità. Impariamo a guardare ai fratelli, ai giovani con occhi diversi, con gli occhi e il cuore del Risorto, con comprensione e pazienza, con misericordia e amore. Nostro dovere è esser per loro testimoni credibili, accompagnarli all’incontro personale con Cristo, con loro fare i passi affinchè il tesoro e la ricchezza che in questi nostri fratelli sono nascosti, si trasformino in speranza, giustizia, pace e gioia per tutti. Solo così, insieme, potremo vivere come risorti.