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17 settembre 2019: a un anno dal rapimento del p. Pier Luigi Maccalli, SMA

P. Antonio Porcellato
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16 Settembre 2019

Il 17 settembre di un anno fa veniva rapito in Niger p. Pier Luigi Maccalli, della Società Missioni Africane (SMA). Di lui più nessuna notizia. Insieme ai suoi Confratelli e alla sua famiglia d’origine, vogliamo tener viva la memoria, la speranza e la preghiera, anche per incoraggiare tutti coloro che stanno lavorando per la sua liberazione. Pubblichiamo alcuni stralci di testimonianze offertici dai suoi Confratelli.

Quando anche di notte sentiva bussare alla porta della missione, p. Pier Luigi Maccalli apriva senza paura. Era in genere un abitante del villaggio di Bomoanga, sede della missione, che chiedeva un medicinale di urgenza, o il favore di trasportare in auto all’ospedale una partoriente o un malato grave.

Anche la sera del 17 settembre di un anno fa qualcuno ha bussato e p. Pier Luigi, senza dubitare del pericolo, ha aperto: ma si è trovato davanti i suoi rapitori. Lo hanno immobilizzato e bendato, hanno rubato quel poco che han potuto e infine, hanno intimato a p. Pier Luigi di salire sulla loro grossa moto, con la quale erano arrivati e si sono allontanati, sparando colpi tutt’intorno per spaventare la gente del villaggio. (…)

Da quel giorno è ormai passato un anno, senza che i rapitori si siano fatti vivi per dare una spiegazione a quel gesto, senza che alcuna notizia sia trapelata sul luogo della sua detenzione e di ciò che si fa per la sua liberazione. (…)

Sui rapitori si sono fatte molte speculazioni (…), ma nessuno li ha visti in faccia e finora non si sono dichiarati. Perché lo hanno rapito? Anche qui si fanno ipotesi (…). P. Mauro Armanino, che svolge il suo servizio a Niamey nella Caritas e nella formazione dei laici, ricorda che il Niger è stato contagiato dall’instabilità del nord del Mali, come pure dal terrorismo di Boko Haram della confinante Nigeria. In più siccità persistenti hanno molto impoverito agricoltori e allevatori, e certi equilibri etnici e sociali sono messi a dura prova.

Il Vescovo di Niamey, la capitale del Paese, da cui dipende la missione di Bomoanga, non si stanca di dire: “Siamo fiduciosi che p. Pier Luigi sia ancora vivo, e continuiamo a pregare per lui”. P. Vito Girotto, parroco nella vicina cittadina di Makalondi, ci informa che in tutte le chiese della diocesi ogni giorno, da un anno a questa parte, si prega con fervore per la liberazione di p. Pier Luigi. (…)

Il “Comitato per il Dialogo Inter-religioso del Niger”, di cui fanno parte musulmani e cristiani, subito dopo che la notizia del rapimento si è diffusa ha dichiarato: Questo rapimento barbaro non risponde ad alcuna esigenza della religione musulmana. Non ha altro scopo che quello di offuscare e rovinare il clima di pace e di coesistenza pacifica che ha sempre prevalso tra le religioni nel seno della nostra società nigerina. Liberate p. Pier Luigi Maccalli! È un uomo di pace, un grande uomo di Dio a servizio del Niger da più di 10 anni.”

In seguito all’insicurezza generalizzata nella regione, tutti i missionari europei presenti nella zona di Makalondi, Bomoanga, Kankani e Torodi hanno dovuto lasciare il territorio e trovare un altro luogo di missione altrove in Niger.

Quando la notizia del rapimento si diffuse, non volevamo crederci. Che senso aveva rapire un missionario in una remota parrocchia del Niger, a pochi km dal confine con il Burkina Faso? P. Pier Luigi Maccalli aveva sempre fatto del bene a tutti, cristiani e musulmani, e con la sua dedizione e il suo dinamismo aveva favorito lo sviluppo sociale della zona della sua missione di Bomoanga: scuole, ambulatorio, farmacia, centro nutrizionale, corsi di formazione per maestri e catechisti.

“Tu, p. Gigi – gli scrive p. Vito Girotto in una lettera ideale – non eri un uomo di parte: eri con tutti, con i Gurmancé di Bomoanga, ma anche con gli amici Peulh che bussavano alla tua porta, aperta a qualsiasi ora. Tu davi a tutti quello che potevi, con tanta generosità e disponibilità verso i più poveri presenti a Bomoanga e nei villaggi che visitavi regolarmente almeno una volta al mese. Eri per loro il padre che pensa a tutti e cerca una soluzione per tutti.”

Scrive il Superiore generale della SMA, P. Antonio Porcellato:

Il rapimento di P. Pier Luigi ha aperto i miei occhi sulla grave situazione dei paesi del Sahel, in cui oltre all’endemica povertà e alle conseguenze dei cambiamenti climatici si assiste allo scontro tra le potenze occidentali, i paesi arabi e l’onnipresente Cina, per accaparrarsi le materie prime: oro, uranio, petrolio. E poi i lucrosi traffici di esseri umani, armi e droga che transitano attraverso il Sahel. I giovani diventano facili prede di persone senza scrupolo, che promettono loro guadagni cospicui e immediati, in cambio di azioni violente per destabilizzare gli equilibri che reggono quegli Stati. (…) Il rapimento di p. Pier Luigi ci fa toccare con mano il valore della nostra vocazione missionaria. La missione non è nostra, è quella di Gesù che ci ha chiamati e ci ha inviati. A lui abbiamo donato la nostra vita, e dobbiamo imparare a ridonarla ogni giorno. (…)

Il 17 di ogni mese in tante parti del mondo la gente si raccoglie in preghiera pensando a lui: Crema, Genova, Lione, Madrid, Niamey, Angola, Argentina… Scrivono Piero e Rosetta Verzura:

Da quella sera del 17 settembre 2018 sono cominciati giorni e mesi di attesa, di silenzio, di speranza e di preghiera. (…) Quello che sostiene la nostra speranza e la nostra fiducia è questo filo rosso della preghiera che, ogni giorno personalmente e una volta alla settimana comunitariamente, ci lega e intercede incessantemente per la liberazione di padre Gigi. Siamo sicuri che anche lui prega per noi. (…) Noi, tutti, nell’attesa, continuiamo a pregare pieni di fiducia perché, anche se non capiamo, sappiamo, e crediamo, che “Dio fa concorrere tutto al bene di coloro che lo amano”.