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Passione di Gesù, passione dell’uomo

Gabriele Ferrari, www.settimananews.it
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27 Marzo 2018

È iniziata la Settimana Santa e vogliamo offrire una bella meditazione che ci può aiutare ad approfondire la Passione di Cristo, e prendere coscienza, che si prolunga fino ad oggi in ogni uomo che soffre.

“Durante questi giorni che ci conducono alla celebrazione del triduo pasquale è bene che noi leggiamo e rileggiamo la passione secondo uno o l’altro degli evangelisti: ognuno ha la sua versione della stessa vicenda, ma tutte concordano in questa affermazione: Gesù è morto perché l’ha voluto ed è morto per amore!

In agonia fino alla fine del mondo

Ma è altrettanto necessario che facciamo un passo di attualizzazione. Dice il Concilio che «con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo» (Gaudium et spes 22), e ancora oggi egli soffre nell’umanità. La passione di Gesù è la passione dell’uomo e viceversa. Tutti ricordiamo la celebre frase di Pascal a proposito del Getsemani: «Cristo sarà in agonia fino alla fine del mondo. Non possiamo dormire in tutto questo tempo» (Pensées, Le mystère de Jésus 553). È in agonia dovunque c’è un essere umano che lotta con la tristezza, la paura, l’angoscia, in una situazione senza via d’uscita, come lui quella notte. Non abbiamo fatto nulla per il Gesù agonizzante di allora, cosa possiamo fare per il Gesù che agonizza oggi? Sentiamo ogni giorno parlare di tragedie che si consumano, a volte vicino, altre volte lontano da noi, ma su questo piccolo pianeta che è il nostro, magari nel nostro stesso condominio, nel quartiere, magari… senza che nessuno si accorga di niente.

Una umanità sofferente

Non sorvo­liamo forse troppo spesso sul fatto che la croce rappresen­ta il complesso multiforme della storia e delle sofferenze dell’umanità? Chi non riconosce in Gesù e nel suo destino l’uomo d’oggi, battuto e maltrattato, braccato a morte e disperato? La condanna di innocenti, l’impotenza inte­riore, la solitudine senza limiti, il ripudio da parte della comunità degli esseri umani, gli eterni lineamenti di profugo dell’umanità, il meschino abbandono da parte dei “fedelissi­mi”, lo scherno della corona di spine. «Ecce homo!». Anche oggi, come Pilato allora, non dobbiamo forse dire: «Ecco, che specie d’uomo! Guarda­te che cos’è l’uomo!».

Quanti Getsemani ci sono ancora nel cuore delle nostre città! Quante condanne, quanti «Crucifige!» sono pronunciati anche oggi con la nostra complicità o la nostra indifferenza! Come possiamo abbandonare al loro destino i venti milioni di uomini, donne e bambini che sono già alla morte per la carestia in Africa? I migranti che vivono nell’incertezza e nel rischio di essere risucchiati dalla criminalità? I siriani condannati al bombardamento di una guerra infinita? I molti giovani arrestati senza motivo nella notte, torturati per giorni nei sotterranei della polizia e poi uccisi e abbandonati sulla strada… chi se ne dà pensiero? (cf. Is 53,8). Quanto è vero quello che dice Pascal!

Il dolore del mondo

È vero che non dobbiamo crearci complessi di colpa che non servirebbero a nulla se non conducessero a qualche azione concreta, ma non possiamo neppure celebrare la passione e morte di Gesù senza ricordare che anche oggi tutto questo continua tra di noi. La Chiesa, sacramento universale di salvezza (e noi che Chiesa siamo!) che dovrebbe essere in sintonia con il suo Signore, deve sentire in sé la sofferenza del Signore e mettere in atto tutto il suo amore, la simpatia e l’empatia per lasciarsi con-muovere. Certo, non possiamo risolvere tutte le situazioni d’ingiustizia, ma almeno sentirne la durezza e la crudeltà, renderci conto della sofferenza altrui, accostarci all’altrui passione domandandoci dove stiamo e come possiamo intervenire noi.

di: Gabriele Ferrari

Tratto da: http://www.settimananews.it/carita/passione-cristo-passione-del-mondo/#respond