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Amare la vita quotidiana e abituale

P. Enrico Simoncini
753
27 Settembre 2017

Egli non ha creato solo le cose elevate, ma ha voluto che esistessero anche le cose piccole, insignificanti e sempre uguali che riempiono la nostra vita. Noi siamo i suoi figli non solo quando andiamo in chiesa, ma anche quando siamo a tavola, al lavoro, a scuola, dietro la scrivania, in camera da letto: tutto esiste a suo onore e a lode del suo nome.

Quando Paolo dice: "Gioite con coloro che gioiscono! Piangete con coloro che piangono!  Siate pazienti nelle tribolazioni! Sperate con gioia! Servite il Signore!" egli descrive con queste parole la nostra vita quotidiana, con le sue gioie e i suoi pianti, le tribolazioni e i bisogni dell'altro (cfr. Rm.12, 9-16; 1 Cor.10,31; Col. 3,17; 1 Pt. 4,11)

Paolo dice: amate la vita quotidiana e abituale. Lasciatevi trasportare dalla vita con i suoi alti e bassi, come se si trattasse della provvidenza di Dio, che ha voluto queste molteplici realtà.

Se accettassimo la nostra vita quotidiana come "il dono" di Dio, le cose difficili riuscirebbero più facili e la nostra vita sarebbe benedetta. Non possiamo fuggire dalla vita quotidiana, ce la porteremmo infatti dietro dovunque andassimo, perché la nostra vita quotidiana siamo noi stessi: il nostro piccolo cuore, il nostro spirito stanco, che fa piccole e abituali anche le cose grandi.

Perciò la vita quotidiana non può essere superata mediante la fuga, bensì solo mediante la sua sopportazione e mediante la sua trasformazione. Dio va pertanto cercato e trovato nel mondo.

La vita quotidiana stessa deve diventare preghiera.Enrico.jpg

Ma come può ciò avvenire?  In che modo la stessa vita quotidiana diventa preghiera?

Se fossimo cristiani attenti e virtuosi, non potremmo trovare per l'uomo interiore e spirituale miglior maestro della vita quotidiana!

Le ore lunghe e uguali, la monotonia del dovere, il lavoro che troviamo ovvio, la fatica lunga e amara per cui nessuno ci dice "grazie", il logoramento del tempo che passa, le delusioni e gli insuccessi, i malintesi e le incomprensioni, i desideri non appagati, le piccole umiliazioni, gli acciacchi del corpo, le difficoltà di una convivenza, queste e mille altre cose, che riempiono la vita quotidiana, potrebbero rendere l'uomo silenzioso e sapiente, se egli si affidasse a questa pedagogia della vita, così umana eppure così divina!

Tutta la vita dell'uomo nella conoscenza e libertà personale e quindi anche nella sua vita quotidiana è storia di grazia.

Anche se il cristiano non può rinunciare a momenti di preghiera personale esplicita, alla lode e al ringraziamento esplicito nei confronti di Dio in seno alla comunità, tuttavia la sua vita religiosa, la sua fede, il suo rapporto con Dio non sono "un momento particolare" della sua esistenza.

La sua vita è nel mondo profano, ha compiti e finalità umane, è comunicazione umana; ma anche in tutto questo, a patto che sia presente un'opzione fondamentale in favore di Dio sorretta dalla grazia di Dio, viene vissuta una esistenza religiosa che matura la vita eterna: attraverso la vita quotidiana e non a fianco di essa.

Il cristiano sa che la sopportazione paziente delle nostre molteplici e contraddittorie realtà terrene è in fondo l'unica via che, attraverso la morte reale con Gesù crocifisso, introduce nel mistero di Dio.

Tutto dipende da come accettiamo la vita quotidiana.

Essa può renderei quotidiani, ma può renderei anche liberi da noi stessi come nient' altro e fare della vita quotidiana un canto di lode a gloria di Dio (cfr 2 Cor. 4,7-18)

La croce della vita quotidiana, la sola capace di far veramente morire il nostro egoismo, può aprire al vero amore. Allora tutta la vita quotidiana diventa un respiro fatto d'amore, un respiro fatto di desiderio, di fedeltà, di fede, di disponibilità, di dedizione a Dio.

Allora la vita quotidiana, proprio essa, diventa una preghiera senza parole!

Pur rimanendo pesante, quotidiana, senza apparenza.

Se nell'amarezza non diventiamo amari, nell'ordinarietà non diventiamo ordinari, nella delusione non diventiamo delusi, se attraverso la vita quotidiana ci lasciamo educare alla bontà, alla pazienza, alla pace, alla comprensione, alla mitezza, al perdono, alla sopportazione e alla fedeltà disinteressata, allora la vita quotidiana non è più la vita quotidiana, ma è essa stessa preghiera.

Dobbiamo sempre chiedere a Dio, con tutta la forza del nostro cuore, di donarci la luce e la forza per "riconoscere" il tempo che "adesso" abbiamo, perché è questo il tempo della salvezza.

Se incominciassimo ogni giorno così, se accogliessimo ogni ora dalla mano di Dio, da dove essa realmente viene, se non ci lamentassimo, se non ci tormentassimo per la situazione in cui siamo e dicessimo invece con fede e umiltà: questo è il giorno del Signore, il momento giusto per la mia salvezza, non vivremmo,forse, anche meglio?

Ripetiamo con l'Apostolo: ecco, questo è il tempo opportuno, ecco, questo è il giorno della salvezza.

Testi biblici: Rom. 13, 11-14;  Ef. 5, 14-20

(Ritiro spirituale del 24.9.2017 presso il Centro Ignaziano Card. Martini - Parma)