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Tra sussidiarietà e solidarietà /2/

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19 Settembre 2021

Solidarietà e sussidiarietà: queste due chiavi di discernimento hanno accompagnato (e a volte tormentato) anche me, insieme alle sorelle con cui ho condiviso la missione, in questi anni passati a Luvungi, nella Provincia del Sud-Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo: mi sono sentita spesso come un’equilibrista che camminava su un filo.

Da una parte una popolazione in difficoltà, abituata a vivere alla giornata, dipendente dalla precarietà dei raccolti, con problemi che superano le forze come: pagare le cure sanitarie, la scuola, dare da mangiare a famiglie numerose, far fronte ad un imprevisto urgente, tipo la casa che crolla per le piogge troppo abbondanti... Un evidente bisogno di aiuto, che ci interpella concretamente. Perché il bene è sempre concreto. Dall’altra parte, una lunga storia di presenza missionaria, in cui secondo le epoche e le sensibilità si è dato aiuto, solidarietà, in modo molto generoso e, a volte, dimenticando di restare in tensione con l’altro polo, quindi generando una mentalità di dipendenza o mendicità.

Per reazione alla dipendenza, ma anche per necessità, perché gli aiuti esterni si sono ridotti enormemente negli anni, troviamo in questi anni una chiesa locale in cui il ritornello è diventato l’auto-finanziamento, con pesanti fardelli legati sulle spalle della gente, che deve pensare anche al sostentamento della parrocchia, un’esagerata sottolineatura delle “offerte” da fare o atteggiamenti di durezza davanti ai fratelli in difficoltà.

Allora, come vivere la solidarietà, come farci tramite degli aiuti in modo da rimettere in piedi le persone e promuovere le loro capacità e possibilità?  Come non alimentare una mentalità mendicante che a ogni bisogno si rivolgerà alla caritas parrocchiale? Il problema non è semplicemente non farsi imbrogliare, ma aiutare a crescere.

Solidarietà e sussidiarietà: l'una dovrebbe venire in soccorso all’altra perché l'azione sia equilibrata e nella vera carità (Caritas in Veritate 58), evitando le due opposte derive: da una parte il paternalismo e assistenzialismo e dall'altra il particolarismo sociale, che fa dimenticare la parte di popolazione più povera che proprio non ce la fa.

Anche all’ospedale, la struttura (medicine e salari) dipende dai contributi dei malati, ma per alcuni di loro è veramente impossibile affrontare spese mediche. La solidarietà e il rispetto per la vita umana ci ha sempre guidato a non negare a nessuno le cure (cosa non scontata, visto che in tanti ospedali, purtroppo, se non hai i soldi ti lasciano morire); la sussidiarietà, invece ci ricorda che nessuno è così povero da non poter contribuire in qualche modo.

Sono stata più volte spettatrice della dignità e riconoscenza dei poveri e mi hanno insegnato l'importanza di lasciare a tutti la gioia di donare, regalare. Prima di partire da Luvungi, una giovane mamma che non vedevo da più di un anno mi ha portato in dono un porcellino d’India, spiegandomi che adesso li alleva in casa e che questo l’aiuta a far mangiare i suoi bambini. Dopo tanto tempo è voluta venire a ringraziarci per averla inserita in un’attività agricola di gruppo tra mamme dei bambini malnutriti, durata alcuni mesi con lo scopo di sostenersi reciprocamente attraverso il lavoro.

Un ragazzo, che era stato mio studente, mi ha regalato una lettera con un po’ di soldi dentro, perché mi comprassi il credito del telefono. Ci sono doni speciali, che simboleggiano tutta la dignità e la riconoscenza. A volte è per ricambiare un aiuto ricevuto, ma dentro c’è molto a livello relazionale: c’è dentro “lo scarto della libertà”, come diceva Godbout nel suo saggio.

E allora avanti insieme con creatività, sul filo di questa tensione mai risolta. Se in questo continuo oscillare, qualche volta cadiamo da una parte o dall’altra, non è grave… si torna su, e si riparte, almeno non saremo stati in disparte nell’indifferenza.

Elisa Lazzari mmx

Missionaria saveriana, nata a Parma. Dal 2014 vive all'est de la Repubblica Democratica del Congo. Da maggio 2022 fa parte della nuova comunità aperta nella Diocesi di Kongolo (provincia del Tanganyika) sul grande fiume Congo, nel villaggio di Keba. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.