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Giappone: “Quattro giorni” a Shinmeizan

Maria De Giorgi mmx
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20 Agosto 2018

Anche quest’anno, tra le attività estive di Shinmeizan, si è svolta la “quattro giorni di studio” per gli studenti di medicina dell’Università di Kitakyushu, un’attività iniziata nel 2001 e continuata con successo per tutti questi anni.

Dato il numero dei partecipanti, 19 studenti (13 ragazzi e 6 ragazze), la “quattro giorni” ha avuto anche quest’anno due diverse edizioni, la prima dal 25 al 28 luglio e la seconda dal 7 al 10 agosto.

La “quattro giorni” è un’opportunità che l’Università – in collaborazione con il Centro Shinmeizan – offre agli studenti per approfondire la dimensione etica della professione medica e, soprattutto, per scoprire il valore e il senso della vita a partire da una visione religiosa dell’esistenza. Come la maggioranza dei loro coetanei, infatti, questi giovani non praticano nessuna religione e spesso, mancano della conoscenza basilare sia delle religioni tradizionali giapponesi, come lo Shintoismo e il Buddhismo, sia del Cristianesimo.

Conferenze, dibattiti, proiezioni, ma anche pause di silenzio, di meditazione e di preghiera scandiscono le giornate così che la dimensione religiosa non sia solo “studiata” ma anche “sperimentata”. Tenendo conto del contesto multireligioso del Giappone, e del fatto che di solito nessuno o quasi nessuno di questi giovani è cristiano, si cerca di approfondire la concezione della vita e dell’essere umano a partire dagli insegnamenti dello Shintoismo, del Buddhismo e, infine, del Cristianesimo. Ciò porta spontaneamente al confronto e al dialogo, a domande, interrogativi, nuove ricerche e ulteriori approfondimenti.

Contestualmente, emergono anche problemi di bioetica per affrontare e risolvere i quali si impone da sé la “questione” religiosa, la domanda radicale sul senso e il fine della vita, della vita dopo la morte, ecc. Sono quelli i momenti più ricchi e promettenti.

“Quattro giorni” sono certamente un tempo troppo breve per affrontare tematiche così complesse. Spesso, però, per giovani ancora alla ricerca di una propria identità umana, spirituale e professionale sono momenti decisivi, come essi stessi affermano. In un breve messaggio lasciatoci prima della partenza così ci hanno scritto:

“Grazie per questi quattro giorni. Per la prima volta abbiamo fatto l’esperienza della meditazione silenziosa (za-zen), della preghiera del mattino e della sera; della Messa... momenti che ci hanno stimolato a considerare seriamente la dimensione religiosa della vita….

A Shinmeizan abbiamo scoperto la bellezza del “silenzio” e del contatto con la “natura”, dimensioni completamente assenti nella nostra vita di tutti i giorni. Abbiamo così capito che, nell’universo, la nostra esistenza è una piccola cosa, possibile grazie alla solidarietà di tutti gli esseri viventi, a loro volta, sostenuti dalla Sorgente della Vita. Questa scoperta ci ha aiutato a rivedere il nostro modo di vivere…

Vorremo diventare dei buoni medici a partire da quei valori di cui ci avete parlato: l’amore gratuito, il servizio disinteressato, la libertà vera, il rispetto della dignità della vita di tutti e di ciascuno; valori che anche i film che avete proiettato [Vita di S. Francesco d’Assisi e di Dogen, maestro del Buddhismo Zen giapponese] ci hanno fatto toccare con mano. Grazie di tutto cuore”.

Parole semplici e forti che rivelano come - al di là di luoghi comuni e stereotipi di turno – i giovani di oggi, come quelli di ieri, sono sensibili ai grandi valori della vita, dell’amore, della libertà vera, della solidarietà e del servizio, là dove vengano loro proposti e fatti conoscere. Troppo spesso, infatti, è l’annuncio di questi valori che non giunge alle loro orecchie e al loro cuore a causa di un mondo interessato solo al profitto e per la mancanza di annunciatori e testimoni. Quale attualità, dunque, le parole del profeta Isaia: “Chi manderò e chi andrà per noi?" (Is 6,8).

Maria De Giorgi