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Olga Raschietti

Missionarie di Maria
153
07 Setembro 2014

 

Quando è stata uccisa (7 settembre 2014), Olga Raschietti aveva da poco compiuto 83 anni. Era nata a Sant’Urbano di Montecchio Maggiore (Vicenza) in una famiglia di dodici figli. Ricordava pochi mesi fa:

“‘Chi fa la volontà del Padre mio… è per me fratello, sorella e madre’ (Mt 12,40). Fin da giovane questa frase del Vangelo mi riempiva il cuore di gioia, perché essere fratello, sorella di Gesù è la pienezza della vita cristiana”.

A venticinque anni, Olga entrò fra le Saveriane “per consacrarmi a Gesù per la missione e per tutta la vita”. Nel 1969 raggiunse il Congo, dove trascorse la maggior parte del resto della vita, alternando periodi di attività ad alcuni periodi di cure e di servizio in Italia. Cominciò la sua attività a Kamituga, sulle montagne dell’Urega, quindi passò a Kiliba, nella piana della Ruzizi, poi a Uvira, di nuovo a Kiliba e infine a Luvungi. Con fede e coraggio, Olga condivise con il popolo congolese molti degli anni delle guerre recenti.

Nel 2010, fu inviata a Kamenge. Le forze diminuite non avevano spento il suo zelo, e vivere nel contatto quotidiano con la gente, condividere con loro la buona notizia del Vangelo era la sua gioia. Aveva capacità di fare amicizia e un’umanità che la faceva pronta a capire e soccorrere chi era nel bisogno. Stava vicina ai piccoli e sapeva anche farsi amica di chi povero non era, ma aveva pure e forse più ancora bisogno del Vangelo. La catechesi è stata l’attività principale di tutta la sua vita. Scriveva nell’aprile scorso:

“Nel mio servizio di catechista… incontro tanti giovani, adulti, bambini che desiderano conoscere Gesù e si preparano a riceverlo nei loro cuori. Anche loro scoprono che vivere nella volontà di Dio dà pace e serenità per affrontare la vita”.

La gente la amava e anche Olga ha amato l’Africa intensamente. Nel luglio 2013, raccontava:

“Ho ormai oltrepassato gli ottant’anni. Nel mio ultimo rientro in Italia, le superiore erano incerte se lasciarmi ripartire. Un giorno, durante l’adorazione, pregai: “Gesù, che la tua volontà sia fatta; però tu sai che desidero ancora partire”. Mi vennero limpidissime in mente queste parole: “Olga, credi di essere tu a salvare l’Africa? L’Africa è mia. Nonostante tutto, sono però contento che parti: va’ e dona la vita!”. Da allora, non ho più dubitato.”

Nell’aprile scorso, scriveva:

“Riparto con gioia per l'Africa, con il desiderio di continuare a comunicare la parola di Dio e testimoniare il suo grande amore per noi, per tutti. Sento fortemente che per una vera missione è necessaria la preghiera: occorre stare con Gesù per capire la forza del Vangelo, sola forza che può trasformare il mondo e cambiare la storia”.

C’era un canto che cantava spesso negli ultimi tempi, in cui si ritrovava: “Ho udito il Signore che diceva: ‘Chi manderò’. Ho detto al Signore con gioia: ‘Se vuoi manda me’. ‘ Va’, parla al mio popolo; va’, pasci il mio gregge;  va’ dona la vita!’”.

BERNARDETTA