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Bernardetta B.

Missionarie di Maria
156
08 Setembro 2014

Bernardetta Boggian, quando è sta uccisa l’8 settembre 2014, aveva 79 anni. Nata a Ospedaletto Euganeo (PD), prima dei sei figli, a ventisei anni era entrata fra le Saveriane. Nel 1970 partì per il Congo, e fu destinata a Kamituga. Là si dedicò al lavoro pastorale e in particolare al “foyer”, dove, con l’aiuto di insegnanti locali, dava una formazione – alfabetizzazione, cura dei figli, economia domestica - a ragazze e donne. Continuò poi questo servizio a Kiliba.

Nel 1978, lasciò il Congo, perché scelta come consigliera generale, compito che svolse fino al 1984. L’anno seguente tornò in Congo, a Bukavu, incaricata della formazione. Nel 1988 cominciò la sua presenza a Luvungi. Quando nel 1997, dopo alcuni anni in Italia, Bernardetta raggiunse di nuovo il Congo e Luvungi, il grande Paese africano usciva appena da un anno di guerra. Scrisse:

“Alcuni mi hanno chiesto perché voglio tornare in Congo con una situazione così precaria e difficile. Mi sembra di poter rispondere che torno per lo stesso ideale per cui sono partita per la prima volta. Torno per la mia gente…, per essere solidale e condividere, per esprimere la bontà e misericordia di Dio, per aiutare i fratelli a crescere nel perdono…, nella fraternità e nella speranza… Parto serena, perché metto la mia fiducia nel Signore, nelle sue promesse”.

Bernardetta si occupò in particolare dell’alfabetizzazione degli adulti, vivendo in un contatto quotidiano con la gente, in particolare i piccoli e gli umili. Era capace di incontro, di ascolto, facile al sorriso, umana, compassionevole: chiunque la avvicinava si sentiva amato. Sapeva vedere il Regno di Dio che cresce anche in mezzo a grandi sfide. A fine 2000 scriveva:

“Questi anni, oltre che carichi di sofferenza, sono stati tempo di grazia. Sofferenza, perché è doloroso, frustrante sentirsi impotenti a fermare la violenza. Ma anche grazia, perché ho visto, e quasi toccato con mano l’amore di Dio che ci guidava e ci dava la forza necessaria… Così è avvenuto anche a molti fratelli africani”.

“Nei momenti duri si fa un’esperienza quasi sensibile del Signore che cammina con noi e ci dà la forza necessaria… - scriverà nel 2003 -. Ci è pure di grande conforto sapere che la nostra famiglia missionaria e tante persone amiche pregano per noi”.

Nel 2007, Bernardetta raggiunse Kamenge in Burundi, dove superò le barriere della lingua con la sua capacità di incontro semplice e fraterno. A fine agosto 2013 aveva scritto:

 “L’Africa che ho incontrato ha rafforzato in me la fiducia in Dio; mi ha colpita l’accoglienza cordiale, la gioia di condividere con l’ospite il poco che c’è, la gioia dell’incontro, senza calcoli di tempo… Occorre nutrire in noi uno sguardo di simpatia, rispetto, apprezzamento dei valori delle culture, delle tradizioni dei popoli che incontriamo. Questo atteggiamento, oltre che dare serenità al missionario, aiuta a trovare più facilmente il linguaggio e i gesti opportuni per comunicare il Vangelo. Nonostante la situazione complessa e conflittuale dei Paesi dei Grandi Laghi, mi sembra di percepire la presenza di un Regno d’amore che si va costruendo, che cresce come un granello di senape, di un Gesù presente donato per tutti.  A questo punto del mio cammino continuo il mio servizio ai fratelli africani, cercando di vivere con amore, semplicità e gioia”.

Scoprendo in quel pomeriggio di quella domenica 7 settembre i corpi senza vita di Lucia e Olga, Bernardetta dopo l’angoscia della scoperta, disse: “Sono in Paradiso, perché hanno già perdonato ai loro assassini”. Con questo sentimento è andata lei stessa incontro alla morte la notte seguente, e l’ha vinta.