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Domenica mattina, 6 febbraio 2022, la nostra sorella Palma Albertini ci ha lasciato dopo aver vissuto un tempo faticoso sia per l’età avanzata che per la malattia sopraggiunta un po' di anni fa.

Palma aveva 91 anni, era nata il 12 aprile 1930 a Tizzola di Villa Minozzo, un piccolo paese sull’appennino reggiano, dove con la sua famiglia, il papà, la mamma e sei figli: tre sorelle e tre fratelli, ha vissuto la sua infanzia e la sua giovinezza.

Aveva conosciuto i Missionari Saveriani per mezzo di p. Domenico Milani, giovane saveriano, anch’egli di Minozzo, che nel suo paese di origine aveva celebrato la prima messa. Dopo poco tempo anche la sorella di p. Domenico, Lucia, entrava tra le Missionarie di Maria a Parma.

Circostanze che hanno segnato il suo cammino vocazionale, dopo anni trascorsi tra casa, parrocchia e incontri di formazione cristiana nell’Azione cattolica.

Nell’autunno del 1951 anche Palma entra tra le Missionarie: ha 21 anni. Due anni prima sua sorella Maddalena, aveva fatto la stessa scelta, poi per gravi motivi di salute non poté partire per la missione e morì ancora giovane, all’età di 48 anni.

Trascorsi a Parma gli anni di formazione e preparazione alla vita missionaria, il 2 luglio 1955 Palma emette la prima professione e viene destinata alla comunità di sorelle che a Posillipo (Napoli) svolgevano un servizio nella clinica gestita dai Missionari Saveriani.

Nel gennaio del 1958 riceve la destinazione per la missione: il Brasile sud. Con la gioia e l’entusiasmo tipici dell’età, insieme ad altre tre sorelle parte alla volta del Brasile, nel cuore il desiderio di portare Gesù a chi ancora non lo conosce. È il secondo gruppo di sorelle destinate a quella missione. Il 2 luglio del 1961, in Brasile, a Jaguapitã, emette la professione perpetua.

Degli anni trascorsi, soprattutto degli inizi Palma raccontava: “Oltre al lavoro materiale che avevamo da fare in parrocchia, pulire la chiesa, tenere in ordine la biancheria della sacrestia e quella dei nostri padri, c’era la cucina, un po' di maglieria e poi l’insegnamento religioso nelle scuole elementari. Andavamo anche a visitare le famiglie più povere e gli ammalati. La nostra giornata era pienissima, però il tempo per la preghiera personale e comunitaria non si toccava, guai se non fosse stato così!”.

E aggiungeva: “I primi tempi, ma anche più avanti, apparivano qualche paura, scoraggiamento, trepidazione, soprattutto per la poca preparazione. Mi sentivo povera e allora cercavo di essere ricca di amore per il Signore e anche per la gente”.

Nelle comunità dove visse e lavorò per molti anni, (Curitiba, Jaguapitã, Apucarana, Londrina e poi in Amazzonia, a Barcarena, per circa due anni), Palma si dedicò principalmente alla catechesi dei bambini, dei giovani e degli adulti, ma anche all’insegnamento della religione nelle scuole.

Rientra in Italia nel 1974 per un tempo di avvicendamento; dopo alcuni anni di servizio a Parma è destinata alla comunità di Milano come direttrice e per occuparsi dell’animazione missionario-vocazionale, incontrando i giovani e animando le parrocchie della vasta Diocesi.

Nel febbraio del 1983 torna in missione, in Amazzonia. Nelle città paraensi di Barcarena, Vila dos Cabanos e Belém, giunta ormai alla maturità della vita Palma si dona con generosità e dedizione; resterà là fino ad aprile del 1997, quando rientra definitivamente in Italia.

In Casa Madre, svolge vari servizi, soprattutto in sartoria, viste le sue capacità. In seguito è assegnata alla comunità di Formazione: vi resterà per undici anni, come aiuto maestra delle novizie, per ritornare, nel 2012, in Casa Madre a svolgere principalmente il servizio di sacrestana e poi, col sopravvenire della malattia, in cura, al terzo piano, assistita fino alla sua morte.

Dopo tanti anni trascorsi in missione, inserirsi nella realtà italiana non deve essere stato facile ma Palma ha cercato di farlo con signorilità e con grande disponibilità.

Apostola anche qui, si è fatta ben volere dalle persone che incontrava. Faceva visita a qualche persona ammalata della parrocchia e con fedeltà portava ogni domenica la comunione. Aveva anche accompagnato alcuni adulti nel cammino di preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana.

Diceva: “Cerco di donare con amore al Signore tutta me stessa, il tempo, la preghiera, il lavoro, come quando ero in missione. Lo faccio volentieri, con passione. Sì, come quando mi dedicavo alla catechesi, quando battezzavo i bambini. Ed era una grande gioia!”.

Palma è stata una persona che nonostante il passare degli anni ha saputo mantenersi giovane nel cuore, amava le cose belle, godeva della natura, di ciò che la circondava, era fine e delicata.

Si è trovata subito a suo agio nella comunità del Noviziato, con le sorelle giovani. Stava volentieri con loro, amava la loro compagnia, godeva dell’entusiasmo e della freschezza della loro età. Le iniziava ai lavori manuali che faceva con una cura e una precisione invidiabili, aveva imparato da piccola, a cucire: quanti lavori realizzati con le sue mani! Era anche una brava cuoca, i suoi piatti erano una festa per tutte.

Quando prendeva la parola, amava raccontare, parlare e anche lei voleva essere ascoltata, ricevere attenzione e affetto e se si sentiva un po' trascurata lo diceva, ma poi sapeva andare oltre superando queste piccole difficoltà. Era molto sensibile, perspicace, intuitiva, coglieva le situazioni delicate e difficili delle persone, sapeva entrare nel loro cuore.

Amava il canto e un tempo aveva una bella voce, ma poi le sue corde vocali si sono rovinate e lo riconosceva: “Mi dispiace di non avere più la voce per cantare, ho sempre cantato fin da piccola! Ora ascolto e godo della voce delle sorelle”.

Con la sua famiglia d’origine ha sempre avuto un legame particolare; verso di loro serbava una grande riconoscenza per la cura verso il papà anziano e per suo fratello Samuele, non sposato, accolto in casa da sua cognata Ermina. Ha amato i suoi nipoti e pronipoti e da loro ha ricevuto molto affetto e tante attenzioni.

Poi è giunto anche per Palma il tempo della fragilità e della malattia. Gli interventi chirurgici subiti ne hanno segnato e accelerato il declino, mentre veniva meno la lucidità di mente che l’ha resa sempre più dipendente dalle cure e dall’aiuto degli altri.

Alla domanda di come voleva essere ricordata, scriveva: “Vorrei essere ricordata nella preghiera per giungere presto fra le braccia del mio Gesù e poterlo amare, ringraziare, adorare e cantare le lodi per tutta l’eternità”.

Lo faremo Palma, mentre ti diciamo grazie per la tua vita donata a Dio per la missione in questa nostra famiglia. Noi di cuore preghiamo per te e tu prega per noi.

Missionarie di Maria Saveriane

Famiglia missionaria