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Clelia

Missionarie di Maria
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05 Setembro 2020

La nostra sorella Clelia Rosato si è spenta verso le 21.40 del 4 settembre all’ospedale di San Donà di Piave (VE) dove era stata ricoverata per un’emorragia cerebrale. Clelia aveva 86 anni.

Nata a Locorotondo (Bari) il 10 gennaio l934, entra nella nostra Famiglia nel 1956. Nutre un grande amore per il carisma missionario e per i nostri Fondatori. Emette la professione temporanea il 2 luglio 1960.

Deve subito affrontare una situazione familiare che le causa un sofferto conflitto interiore, perché di ostacolo alla realizzazione della vocazione missionario-religiosa, sempre sentita come la chiamata di Dio per lei. Si reca dapprima ad assistere la mamma ammalata, che muore entro pochi mesi, poi si rimane come collaboratrice del fratello maggiore di lei, don Orazio. Ogni tanto Clelia rientra in comunità a Parma, dove la nostra Fondatrice l’aspetta a braccia aperte sperando in una soluzione della situazione familiare. Così Clelia rinnova i voti dopo il primo triennio, ma, non essendo risolta la situazione in casa, non può emettere la professione perpetua. Risulta uscita dalla Congregazione il 2 luglio 1966.

Nel 1983 don Orazio è colpito da ictus cerebrale. Clelia lo assiste sino alla sua morte avvenuta nel 1995. Alla morte del fratello, non sa decidersi per il ritorno in Congregazione. Ascolta il consiglio di chi le dice di vivere la sua vocazione nel servizio che si trova a compiere. Così rimane come collaboratrice del parroco don Piero, che già vive in canonica, fino al 2003 quando lui viene trasferito.

Pur restando a casa Clelia ha sempre mantenuto vivi legami con la nostra Famiglia. In parrocchia ha animato il gruppo degli Amici delle Missionarie di Maria (oggi Laici Missionarie di Maria Saveriane), sostenendo le iniziative missionarie. Tutte le volte che le è stato possibile ha partecipato a Parma agli esercizi spirituali con le sorelle e si è fatta presente. In novembre 2003 mentre partecipa agli esercizi spirituali nella nostra Casa madre, la meditazione sulla volontà di Dio la rimette in discussione. Consigliata di parlare con la Direttrice generale della Congregazione, le viene accordato un periodo di tempo in Casa madre per fare un percorso di discernimento. Viene a Parma in maggio 2004, disposta a lasciarsi aiutare nella ricerca della volontà di Dio. Si mette a disposizione per vari servizi e dà una mano nell’assistenza delle sorelle ammalate.

E’ consapevole delle difficoltà dovute all’età e ai problemi di salute. Dopo un lungo periodo di vita indipendente pensa che le sarà difficile adattarsi alla vita comunitaria, ma è aiutata dal suo temperamento felice e dall’inclinazione naturale ad accettare i caratteri diversi e superare con una certa facilità le frizioni del vivere insieme.

Sente di non poter fare molto per annunciare il Vangelo con la parola, ma desidera offrirsi totalmente al Signore, per il suo Regno, per il tempo che il Signore le concederà di vivere. L’alternativa di altre forme di consacrazione o di collaborazione per le missioni non sono abbastanza per lei. E’ contenta di potersi mettere a disposizione per qualsiasi servizio compatibile con le sue condizioni fisiche, prendendo magari il posto di una sorella che possa partire per la missione. Al termine del periodo di discernimento si dispone di nuovo ad accogliere qualsiasi decisione venga presa nei suoi riguardi, la accetterà come volontà di Dio e se ne sentirà pacificata.

Il 13 settembre 2004 Clelia torna a Locorotondo e, incoraggiata dai familiari, fa un viaggio in Argentina a trovare il fratello anziano, che non vede da tanti anni.

Con gioia accoglie la notizia di essere stata riammessa in Congregazione e viene a Parma in dicembre 2004 per un periodo di prova. Viene inviata a Ceggia dove nel 2006 emette i voti temporanei che rinnova nel 2008. Il 24 maggio 2009 emette finalmente la sua professione perpetua come Missionaria di Maria.

Il distacco sensibile dai familiari e dalle tante persone con cui ha stretto amicizia a Locorotondo lo vive come un’offerta per la missione. Clelia è consapevole dei suoi limiti. Nei confronti delle sorelle della comunità si sente piccola, incapace, l’ultima, e nelle relazioni con loro si ripropone di essere docile, di non opporsi, ma di aderire al pensiero delle altre, anche quando le costa. Tutto per la missione.  Il suo scrupolo è sempre quello di essere di peso alla comunità.  

Dal 2006 Clelia è rimasta a Ceggia, offrendo con delicatezza e bontà i suoi servizi agli ospiti della casa di riposo e alle sorelle fin quando ha potuto e restando comunque una presenza umile, sorridente e discreta accanto a loro anche quando era ormai lei ad aver bisogno di sostegno.

Il Signore ha voluto chiamarla a sé nel primo venerdì del mese, lei che era così devota al Sacro Cuore.

Ti diciamo grazie, Clelia, per aver conservato nel cuore con tanta tenacia il tuo amore a Gesù e il desiderio di appartenergli totalmente insieme a noi. Il Signore benedica l’offerta della tua vita per la missione perché porti frutto per l’annuncio del Vangelo, per nuove vocazioni missionarie, per una Chiesa dove i laici siano sempre più protagonisti e una società sempre più fraterna e solidale.