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Stefanina Loi

Missionarie di Maria
1480
11 Julho 2022

Ricordo di Stefanina Loi

Domenica sera, 10 luglio 2022, alle ore 23.30, presso l’Ospedale Maggiore di Parma, ha concluso la sua vita terrena la nostra sorella Stefanina Loi.

Stefanina nasce a Ghilarza, in provincia di Oristano il 17 marzo 1931, secondogenita di dodici figli. I genitori erano molto religiosi. Nel giorno delle nozze, la mamma aveva chiesto a Dio di “avere tanti figli ma tutti consacrati, pur nella vocazione di ciascuno”. Il papà, di poche parole, condivideva il pensiero della moglie. Dopo Stefanina, anche Caterina, Gemma ed Elena verranno a far parte della nostra Famiglia missionaria.

DSC00112.JPGFin dall’adolescenza, Stefanina è impegnata nell’Azione Cattolica, nel catechismo e altre attività parrocchiali. Da qui nasce il suo desiderio di diventare missionaria. Il passaggio in parrocchia del saveriano p. Ildo Chiari è per lei l’occasione di sapere che a Parma sta nascendo una congregazione missionaria femminile. Dopo uno scambio di lettere con la Madre e una delle prime sorelle, Stefanina entra a San Lazzaro nel 1951, a vent’anni.

Nel 1955, ancora novizia, viene destinata agli Stati Uniti, dove due mesi dopo fa la sua prima professione. Impara bene l’inglese e segue il corso di infermiera a Petersham. Lavora poi come addetta alla cucina e al guardaroba in case di formazione dei Missionari Saveriani. Dirige una scuola materna; è direttrice di comunità. Dodici anni dopo rientra in Italia per la prima volta. Al suo ritorno negli Stati Uniti, va a Portorico per lo studio della lingua spagnola, per poter svolgere il suo apostolato nella comunità ispana di Worcester. Si dedica anche all’animazione di giornate missionarie, all’animazione vocazionale e a diversi servizi in casa. Rimarrà negli Stati Uniti per ventisette anni.

Stefanina sa farsi vicina a tante persone, accompagna i benefattori, non si risparmia lunghi viaggi per animare giornate missionarie. È pronta al servizio e dedita al lavoro.

Tornata in Italia nel 1982, viene destinata alla Sierra Leone, dove la nostra famiglia sta per iniziare una nuova presenza. Stefanina vi arriva l’anno dopo, insieme ad altre due sorelle e vi resterà undici anni. A Kambia, è amministratrice del Centro per bambini con handicap, che ospita ottanta ragazzi dai 6 ai 18 anni.

La missione in Sierra Leone segna la sua vita. Se all’inizio, nei primi anni negli Stati Uniti, emergeva talora una certa rigidità riguardo a ciò che si poteva o non si poteva fare, «quando siamo andate in Sierra Leone – dice una sorella - è come se Stefanina si fosse trasformata in chiave missionaria. Ormai esistevano solo i bambini del Centro handicappati: tutto era diventato possibile, tutto per loro. Cuciva vestiti per loro, procurava cibo… La domenica col pulmino li accompagnava in chiesa, dove sedevano in prima fila, in ordine… organizzava per loro anche passeggiate al fiume…. Era come se non si stancasse mai…». Era attentissima alla loro salute. Al contempo era pronta a dare tempo e accoglienza ai Missionari Saveriani e altre persone di passaggio. Ha stretto tante amicizie.

Mentre è in Italia per motivi di salute, nel 1995, avviene il rapimento, da parte dei ribelli, delle sette sorelle in Sierra Leone. Nel 1997, con la chiusura della nostra presenza in quel Paese, raggiunge di nuovo gli Stati Uniti. Vi resterà altri sette anni, continuando il suo servizio fra gli ispani e svolgendo compiti di responsabilità nella comunità e nella delegazione.

Nel 2004 rientra definitivamente in Italia. Dopo alcuni corsi di aggiornamento biblico, viene inviata nella comunità di Ceggia, dove rimane quindici anni, svolgendo vari servizi nella Casa di Riposo per anziani.

Dal 2020 era in cura presso la nostra Casa Madre, assistita con attenzione e amore in particolare dalla sorella Gemma.

Stefanina era davvero sorella. Era accogliente, materna, generosa. La sua presenza “riempiva la casa”, era capace di stringere relazioni di amicizia sia nella famiglia saveriana che con le persone di fuori. Faceva sentire bene le sorelle che vivevano con lei, aperta all’ascolto e capace di affiancarle nel superare le difficoltà quotidiane. Amava la casa, i fiori, che sapeva moltiplicare… Amava celebrare le feste di famiglia, scattare foto ricordo per conservarne la storia… Amava i suoi familiari.Elena.Giov.Stefan.JPG

Quando a volte emergeva il lato brusco del suo carattere, appena se ne rendeva conto, chiedeva scusa. Suo sostegno era la fede: «Quando pregava sembrava che stesse parlando direttamente con il Signore», testimonia una sorella che ha vissuto con lei. «La sua fede era di una semplicità evangelica: sempre stanca alla sera, perché aveva cercato di fare ciò che la volontà di Dio le aveva chiesto. Sempre attenta a servire senza risparmiarsi», testimoniano le sorelle di Ceggia.

Alla sua prima Comunione, le Suore dell’asilo avevano scritto sul ricordino: «Signore, fa’ di me ciò che ti piace perché io so che tu mi ami». «Questa frase – scriveva Stefanina -  è stata la preghiera che mi ha guidato per tutta la vita».

«Per tutto ciò ch’è stato, per la gente che ho incontrato e fa parte della mia vita, mi viene spontaneo ringraziare il Signore con il canto del ‘Magnificat’».

«E a tutte le giovani cui il Signore rivolge la chiamata alla vita religiosa vorrei dire che se, per assurdo, cento volte dovessi nascere, cento volte senza esitazione direi ancora al Signore il mio ‘sì’».

Grazie, Stefanina, della tua presenza fra noi. Chiedi a Dio che infonda il tuo stesso spirito su tanti e tante giovani che come te osino tutto per la missione. E prega per noi.

Foto nel testo:  1) Da sn Stefanina mmx, le sue sorelle Maria e Elena mmx  

2) Da sn: Elena, il fratello Giovanni e Stefanina