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Entrato nel cuore

Annalisa Ruffoni
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03 Novembre 2018

Sono Annalisa, ho 23 anni e vivo ad Ardenno. Sono un’educatrice professionale e lavoro in un asilo, dove seguo un bambino autistico di 4 anni.

La missione è sempre stato un desiderio che avevo dentro e l’anno scorso, finalmente, ho deciso di affrontare il percorso GM (Giovani & Missione) con i padri e le suore del PIME (Pontificio Italiano Missioni Estere), che consiste in due anni in cui ci si trova un weekend al mese (si affrontano vari temi, si riflette, ci si diverte, si sta insieme) e nell’estate in mezzo si parte per una parte del mondo, decisa da loro, con un compagno, sempre deciso da loro.

เข้าใจ

31 agosto, 12.15 thailandesi: siamo sull'aereo e stiamo per lasciare la terra del sorriso. Mi sembra ieri che sono partita, con tanti dubbi, tante domande, tanto casino nella mia vita. E un mese è già passato: quanti doni, quante fatiche, quante crisi, quante rinascite, quanti colori, quanti sapori. È difficile raccontare come mi sono sentita e come mi sento ora. Sicuramente torno molto più ricca rispetto a come sono partita, torno con meno dubbi e con una maggiore consapevolezza di ciò che voglio fare della mia vita.

La cara Thailandia è stata una storia di fede e di condivisione. Una fede testimoniata da Antonella, Elizabeth, Mireille e Teresa, le quattro suore saveriane che ci hanno accolto a cuore aperto, anzi, spalancato, con molta semplicità e tenerezza. Una fede testimoniata dai pochi cristiani presenti, ma convinti: abbiamo avuto anche la fortuna di assistere al battesimo (a immersione nel fiume del villaggio) e alla cresima di tre ragazze della mia età circa. Una fede testimoniata dalla mia compagna di missione, Francesca, con cui si è creato un bellissimo legame, con cui si è parlato davvero tanto sul senso della missione, della vita, della religione.

La cara Thailandia è stata una storia di volti, di incontri, di sorrisi, di abbracci: diverse sono state le uscite nei villaggi, incontrando bambini e adulti, giocando o facendo attività con loro. Loro che ti sorridono sempre, appena ti vedono. Loro che ti ringraziano per ogni cosa, seppur piccola, che gli offri. Loro che vivono in condizioni semplici, in case sulla terra, in una stanza unica, ma che sono così felici. Loro che ti donano molto di più di quello che riesci a donare tu.

annalisa1

La cara Thailandia è stata una storia di ciabatte lasciate fuori dalle porte, di piedi sporchi, di gambe incrociate, di mal di ginocchia e di schiena. Abbiamo cercato di entrare nella loro cultura, cercando di assomigliare a quei bambini stupendi, che hanno sempre i piedini sporchi, ma il cuore innocente, lo sguardo limpido; cercando di assomigliare a quegli adulti gentili, che hanno sempre le mani giunte per salutare e ringraziare, pronte ad allargarsi per accogliere e condividere qualcosa da mangiare.

La cara Thailandia è stata una storia di attese e di sorprese, perché non sempre è stato facile. Essendo dalle suore abbiamo condiviso con loro la vita quotidiana, quindi spesso abbiamo fatto faccende domestiche, lavori manuali e mestieri vari. È stato molto difficile, all'inizio volevo tornare in Italia, perché non facendo le pulizie nemmeno a casa mia (salvo rare eccezioni) non capivo il senso dell'essere in Thailandia a farle. Ma con un po' di pazienza, e con la grazia di Dio (e ce n'è stata tanta, perché non è normale che io sono super serena mentre stiro, mentre cucio, mentre passo lo straccio dall'altra parte del mondo, invece di andare a giocare con i bambini) il senso arriva, e il senso è che era ciò di cui avevo bisogno. Perché adesso so che davvero il Signore ti dona non quello che desideri, ma ciò di cui hai bisogno: io avevo bisogno di tutto questo per capire che adesso voglio fare qualcosa di bello nella mia famiglia e nella mia comunità, senza accumulare esperienze fuori o cercare lavoro in una grande città, come avevo intenzione di fare prima di partire. Ed è fantastico il fatto che il Signore ti faccia capire una cosa così bella attraverso un'esperienza che è totalmente diversa da com'era nella tua testa.

Questa è una parte della storia che è stata la cara Thailandia. Ah, un'ultima cosa, voglio spiegare il senso del titolo: c'è scritto CAPITO in thailandese, che letteralmente significa ENTRATO NEL CUORE. Questa parola è per me il riassunto di questa esperienza, perché sono tante le cose belle che mi sono entrate nel cuore in un mese e che resteranno lì per sempre.

Adesso sono le 12.48 e l'aereo sta partendo in ritardo, come se avesse voluto darmi il tempo per salutare meglio questa fantastica terra. Adesso sono le 12.48 e l'aereo sta partendo proprio ora, come se avesse voluto darmi il tempo di fare mente locale sul primo significato di questa missione: sicuramente ci saranno tante riletture, con il trascorrere dei giorni, ma questa è la prima rielaborazione. Ciao (สวัสดี) e grazie (ขอบคุณ).