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"Imparate dal fico e dalle altre piante"

Virginia Isingrini mmx
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26 Novembre 2018

L’inizio dell’Avvento sembra essere segnato da annunci di catastrofi che si abbattono con inclemenza soprattutto su Gerusalemme: guerre, carestie, terremoti, persecuzioni.

Ad esse si aggiungono fenomeni straordinari nel sole, nella luna, nelle stelle e nel mare. In realtà, l’evangelista Luca ha già conosciuto la distruzione della Città Santa, avvenuta intorno al 70 d.C., dopo un lungo assedio da parte dei romani. Ciò che descrive non è quindi il futuro, ma il passato che, purtroppo, è molto simile a quanto continua a accadere anche oggi in molte parti del mondo. Il suo scopo non è quello di provocare paura, ma di insegnare come vivere di fronte ai drammi della storia, molti dei quali provocati dalla malvagità e dall’incuria dell’uomo.

Gesù ci invita a osservare il fico, a imparare cioè dalle leggi della natura. Nei rami rinsecchiti dal gelo invernale c’è una linfa che non muore e che risorge miracolosamente a primavera nei primi germogli.

«Osservare» e «imparare» sono i verbi dell’attesa, di chi aspetta che il frutto maturi poco a poco, senza forzarne i tempi, senza coglierlo quando è ancora verde. «Celebrare l’Avvento –scriveva Bonhoeffer– significa sapere attendere, e attendere è un’arte che, il nostro tempo impaziente, ha dimenticato».