Skip to main content

Il nostro corpo: messaggio di Luce

(M. Zundel,
435
04 Agosto 2018

"Per un istante, il giorno della trasfigurazione, Pietro, Giacomo e Giovanni  contemplano la meraviglia di una carne divinizzata, di un volto da cui traluce lo splendore della vita eterna:

il volto di Cristo risplende di tutta la luce di Dio. Ne consegue che il corpo umano può essere trasfigurato e che anche esso ha un messaggio di luce da comunicare... Il nostro corpo ha una vocazione spirituale, una vocazione divina. Il nostro corpo è il primo vangelo, perché la testimonianza della presenza divina in noi deve passare attraverso l' espressione del nostro volto, attraverso la nostra apertura, la nostra benevolenza, il nostro sorriso. In noi c'è quel sole interiore che è la gloria di Gesù Cristo.

Ciò che è esaltante nell'uomo è questo: egli può, anzi è chiamato a rivelare Dio. In noi c'è una bellezza segreta, meravigliosa, inesauribile. Cristo non è venuto soltanto a salvare le nostre anime. Cristo è venuto a rivelare all'uomo Dio, a rivelare l'uomo all'uomo, è venuto a realizzare l'uomo in tutta la sua grandezza, la sua dignità, la sua bellezza. Siamo chiamati alla grandezza, alla gioia, alla giovinezza, alla dignità, alla bellezza, alla irradiazione di Dio, alla trasfigurazione di tutto il nostro essere comunicando con la luce divina.

Portiamo in noi il tesoro della vita eterna, la realtà di quella presenza infinita, che è il Dio vivente. Oggi e in tutti gli istanti della nostra vita siamo chiamati a esprimere Dio. Dimentichiamo tutta la nostra negatività, tutta la nostra pesantezza, tutta la nostra fatica, la nostra stanchezza, i nostri limiti e i limiti degli altri!

Che importa tutto ciò dal momento che Dio è in noi, che Dio è vivente, che ci ha fatto dono del suo canto, della sua grazia e della sua bellezza; dal momento che oggi dobbiamo entrare nella nube della trasfigurazione per uscirne rivestiti di Dio, portando sul nostro volto la gioia del suo amore e il sorriso della sua eterna bontà"

(M. Zundel, Ta parole comme une source, Sillery 1998, pgg 228s).