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Tavole da rovesciare

Teresina Caffi mmx
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26 Febbraio 2018

III Domenica di Quaresima

È la prima pasqua di Gesù a Gerusalemme, secondo Giovanni. Ancora all’inizio del suo ministero, dopo aver offerto col vino nuovo a Cana il segno della nuova alleanza, Gesù mette in questione la fisionomia che aveva assunto, col tempo, il segno della prima alleanza, il tempio.

 L’assieparsi di banchi di cambiamonete, di recinti e gabbie di venditori d’animali alle porte del tempio indica una religiosità che era andata ben lontana dalla fede pura del padre Abramo, il quale aveva offerto a Dio il sacrificio di una disponibilità totale alla sua Parola; dalle esigenti parole pronunciate da Mosè in nome del Signore e dall’impegno esistenziale che il popolo aveva preso; dall’evento pasquale in cui il Signore, senza compensi, aveva aperto al popolo la strada della liberazione.

Rovesciando i simboli di tutto un sistema di sacrifici, Gesù non distrugge l’alleanza, ma la riporta al suo vero volto, la consegna filiale a Dio della propria persona nel desiderio di fare il suo volere. Nella casa del Padre suo non ci sono mercati, ma una relazione d’intimità e di dono reciproco.

Il gesto sconcertante di Gesù prepara il momento della sua passione. Eliminando il purificatore del tempio, paradossalmente elimineranno la vera abitazione di Dio, il vero tempio. Tutta la speranza rimane in quel “lo farò risorgere”, indizio di una vittoria che sarà una nuova offerta di casa anche a quanti l’avevano rifiutato.

Nel nostro tempo pullulano offerte religiose che mirano a comprare i favori di Dio. Vengono proposte soprattutto ai poveri, quelli che non hanno altri ricorsi. Spengono anche le limitate iniziative che essi potrebbero prendere per risolvere i loro problemi. È sufficiente insistere con preghiere, grida, suoni di tamburo e soprattutto offerte e Dio darà dal cielo il dono tanto atteso: la guarigione, il lavoro, perfino un fidanzato. Anche ad intere popolazioni viene proposta la stessa via come sollecitazione a Dio ad accordare i doni tanto attesi: la giustizia, la pace, la democrazia…

Non è tutto oro ciò che luccica, non sono tutti cristiani i discorsi pur pieni del nome di Gesù, non sono tutte liberatrici le parole pronunciate in nome di Dio. Occorre anche a noi il coraggio di cercar di capire sempre meglio il senso dell’essere cristiani. Noi che abitiamo il Santuario distrutto che Dio ha ricostruito, per divenire noi stessi luoghi ove il Signore è glorificato da esistenze filiali.