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Il coraggio di sperare

Elisa Silva
1330
01 Gennaio 2004

Mi trovo a Luvungi, nell’est della R.D. Congo, impegnata con diversi gruppi di giovani e ragazze della parrocchia, sia del centro che delle diaconie.

Da settembre stanno sorgendo nuovi gruppi anche nel vicino villaggio di Luberizi e in altre diaconie. Con i giovani si è svolto un programma di educazione alla pace.

Mi è stato anche affidato l’incarico di seguire le giovani coppie. Con esse abbiamo deciso di riflettere sulla non violenza, sull’impegno sociale, sull’educazione dei figli. L’esperienza è bella e molto positiva. Si è camminato insieme nella ricerca di ciò che il Signore ci chiede in questo particolare momento. 

Tre anni fa abbiamo anche iniziato una scuola biblica, cominciando dall’approfondimento del vangelo di Marco. Ora stiamo considerando gli altri vangeli., cercando di coglierne il messaggio per la nostra situazione attuale. Pochi mesi fa è stata costituita la commissione Giustizia e Pace, che opera soprattutto a livello di famiglie.

Il problema delle relazioni tra le varie etnie è delicato. E’ rischioso parlarne, perché sono realtà che noi non riusciamo a comprendere a fondo. La nostra ricchezza sta nei valori cristiani che non sono di una tribù, ma indistintamente per tutti. La scuola, dove si trovano alunni di religioni e di etnie diverse, diventa per ognuno luogo di educazione alla tolleranza e alla riconciliazione.

Questo popolo mi ha arricchita, insegnandomi a vivere, anche nelle difficoltà più gravi, con la fiducia nel Signore. E’ un popolo che ama la vita e mi comunica gioia e voglia di vivere. Posso dire che ricevo da loro molto di più di ciò che posso dare. Ci vogliono bene, apprezzano la nostra presenza, il nostro stare con loro e fare quel che possiamo, anche se non sono grandi cose. Ed io mi sento accolta e amata da questa gente che soffre per tanta violenza subita e questo fa scaturire in me una gran forza, un grande desiderio di donarmi senza risparmio. Pian piano camminiamo insieme nella ricerca di ciò che il Signore vuole per ciascuno di noi.

Ringrazio il Signore per il regalo che mi fa di vivere con serenità questo tempo perché la situazione è difficile e il lavoro è tanto. Penso che Lui mi è vicino e per liberarmi dalla paura e perché, giunta a sera, possa dirgli, come i servi del Vangelo: “Abbiamo fatto quello che dovevamo fare”.

Siamo proprio e solo al suo santo servizio.