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In un villaggio dallo strano nome

Judith Rosales
1112
05 Gennaio 2002

Nouldayna è il villaggio dove abitiamo. Il nome non è stato messo a caso. In lingua masa significa sanguisuga.

Geograficamente è posto all'estremo nord del Camerun, alla frontiera con il Ciad, da cui lo separa il grande fiume Logone.

Nel periodo delle piogge il fiume straripa, sfiorando le abitazioni. Sono quelli i mesi (da giugno ad ottobre) in cui le sanguisughe compaiono a succhiare sangue dagli animali e dall'uomo.

Ora Nouldauna è un centro parrocchiale. La comunità cristiana è piccola. Quando le prime saveriane arrivarono 15 anni fa, mi dicono che c'era in questo villaggio solo una cristiana musey sposata a un masa.. Oggi i cristiani sono aumentati. Giovani e bambini, pur non essendo catecumeni, vengono ad ascoltare con interesse la proclamazione del Vangelo imparato a memoria nei gruppi. Ci sono poi coppie di sposi anche non cristiani che si sono impegnati con noi nelle farmacie di villaggio e nell'animazione sanitaria.

Masa è il nome dell'etnia, quasi totalmente di religione tradizionale. Ogni avvenimento della loro vita è segnato dalla presenza degli spiriti che possono proteggere o distruggere, a seconda degli atteggiamenti presi nei loro confronti. Così ogni circostanza è accompagnata da un sacrificio propiziatorio offerto agli spiriti per neutralizzarne gli interventi malefici. In questa cultura hanno poca rilevanza altre credenze religiose. E' una terra di primo annuncio.

Quale il mio compito specifico? Non mi piace parlare di un “mio” servizio, perché è la comunità intera (compreso il parroco, un saveriano), che porta avanti ogni singola attività, avvalendosi dell'aiuto dei laici. Nella diocesi di Yagoua, di cui facciamo parte, è sorto un organismo sociale caritativo, il CODASC, che ha lo scopo di organizzare le varie iniziative nei diversi settori dello sviluppo: promozione della giustizia e pace, della salute, della donna, della scuola, della ricerca dell'acqua con la costruzione di pozzi, ecc.

Oltre che nella catechesi, anche noi siamo impegnate a sostenere e animare tutti questi settori, perché anche questi nostri fratelli possano vivere in pienezza il loro essere figli di Dio. Le nostre giornate scorrono veloci. Non ce n'è una uguale all'altra, ma in tutte cerchiamo di porre al primo posto la preghiera, l'unione con il Signore, convinte che solo Lui può fare della nostra presenza un segno di speranza e trasformare il nostro agire in frutti per il suo Regno.

Judith Rosales.