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Tappe di una missione

Judith Rosales J.
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29 Aprile 2006

Judith dal Camerun - Una comunità che invia.

L’arrivo in Messico delle Missionarie di Maria fu il punto di partenza della mia vocazione ad andare “oltre le mura” per annunciare il Dio della misericordia a chi, non conoscendolo, non sa d’essere amato da Lui.

Il villaggio da cui provengo, benché piccolo (conta circa 500 abitanti), è da tempo animato da spirito missionario, grazie alla presenza dei Saveriani.

Con semplicità la gente partecipa alla vita della chiesa nel mondo; considera noi missionari quasi degli eroi e prega costantemente per noi. Quando rientro e poi riparto per la missione vorrebbero partire con me, facendomi sentire la loro vicinanza.

Alla mia prima partenza, ricordo Guadalupe, una signora malata che si è presentata a casa con un piccolo regalo: un paio di calzettoni. Aveva sentito dire che dove andavo faceva freddo. Anche una vedova venne a casa mia in quell’occasione portando un pollo sotto il braccio e un cestino pieno di uova. Il viaggio era lungo, mi disse, e dovevo mangiare e portarne alle altre sorelle. E aveva concluso: “Che il Signore ti benedica!”.

La vocazione missionaria è un dono che non appartiene solo a chi va, ma anche a tutta la comunità di fede che invia.

“Credi nel Dio che hai ricevuto?”

Ero a Roma per completare gli studi teologici. Alla domenica frequentavo un carcere, dove tanti giovani trascorrono i giorni che dovrebbero essere i più belli della loro vita. Celebravamo insieme l’Eucaristia, momento importante per i cristiani, ma che per quei ragazzi significava anche un’occasione d’incontro con gli altri e magari, per le ragazze, il momento di rubare un sorriso a qualcuno di loro. Mi alzai per andare a ricevere la comunione. Quando tornai al mio posto mi si avvicinò una giovane zingara musulmana che mi disse: ”Credi tu in quel Dio che sei andata a ricevere?”.

Mi fermai un attimo in silenzio. Mi pareva d’essere in un deserto. In pochi secondi mi passò davanti alla mente la vita e la scelta che un giorno avevo fatto: un sì a Cristo per sempre. “Sì, certo che ci credo”, risposi dal profondo. La guardai negli occhi tristi, ma anche pieni di attesa. Ella mi prese le mani e disse: ”Allora prega il tuo Dio che mi dia la libertà, perché possa tornare con mio marito e i miei figli”. “Lo preghiamo insieme”, risposi. Ed ella pregò con lo stesso accoramento con cui un affamato chiede un pezzo di pane. Terminata la messa, uscendo, mi volsi ancora a guardarla, mentre le guardie controllavano che tutti si incamminassero verso le celle. Anche lei mi guardò: uno sguardo in cui era fiorita la speranza. Lei la chiamava “libertà”, io la chiamavo “Gesù”, perché so che Egli abita e cammina in mezzo a noi.

Amici di Dio tra i Masa

Da un po’ di tempo vivo la mia missione a Nouldayna nel nord del Camerun. Una giovane, Dapete (il nome significa: Ha dato tutto), battezzata in una notte di Pasqua, aveva dato prova di sincera adesione al Vangelo. ed era stata promessa sposa a un giovane che l’aveva scelta fin da piccola. Benché appartenente alla tribù dei Masa, abitanti della zona, la famiglia di Dapete veniva da lontano ed era giunta lì perché il papà, infermiere, aveva ricevuto un posto di lavoro proprio a Nouldayna. Egli non segue alcuna religione, ma ha un cuore grande, disponibile al servizio. La prima delle sue due mogli, mamma della ragazza, è cristiana.

Dopo la celebrazione del matrimonio, Dapete si alzò in piedi di fronte a tutta la comunità e ringraziò spontaneamente Dio per averla amata da sempre. Ringraziò la comunità che l’aveva accolta e fatta crescere nella fede ed anche i padri e le missionarie che l’avevano accompagnata e incoraggiata. “Adesso parto, disse, con colui che mi ha sempre vista come sua moglie, ma continuo ad affidarmi alle vostre preghiere”. Anche il papà espresse la sua gratitudine a Dio: “Signore, che ci hai dato questa figlia, eccoci qui davanti a te e alla comunità cristiana per ringraziarti. Tu ci dai la forza di accettare che essa parta per diventare sposa di colui che l’ha scelta. Fa che possano vivere in pace, dona loro tanti bambini. Benedicili e benedici anche noi”.

Il Signore agisce nei cuori e attira a sé le sue creature. Noi dobbiamo solo assecondare il suo piano d’amore.