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Tra i bambini del Giappone

Luigina Dossi
989
08 Gennaio 2001

In Giappone, i bambini che frequentano le nostre scuole materne provengono tutti (o quasi) da famiglie non cristiane.

Pur di fronte a possibilità diverse di scelta, i genitori danno spesso la preferenza alle scuole cattoliche, perciò frequentatissime. Le apprezzano per la serietà con cui sono condotte e per i valori educativi che esse trasmettono, preparando alla vita.

E' nella scuola che i bambini hanno i primi contatti con il cristianesimo. Attraverso le varie attività che si svolgono durante la giornata, i bimbi apprendono a rivolgersi a Dio nella preghiera, vengono a conoscere Gesù attraverso racconti del Vangelo, i più comprensibili e adatti per loro; imparano a volersi bene, a perdonarsi ed accettarsi, ad aiutare soprattutto chi ha più bisogno. Abbiamo assistito a tanti episodi molto belli in proposito. In particolare voglio qui ricordarne due.

  • Momoko chan, di quattro anni, è una bambina Down. La mamma la portò da noi, sicura che li avrebbe avuto particolare cura e attenzione da parte delle insegnanti. Tutti i bambini andarono a gara ad accoglierla come normale, a farla partecipe dei loro giochi e attività. La presenza di Momoko chan, sempre sorridente e tanto affettuosa, li ha aiutati ad aprirsi all'altro.
  • Si era parlato a scuola del perdono e della necessità di chiedersi scusa dopo uno sbaglio. Una mamma, riportando il bambino, ci riferì stupita e con un certo orgoglio quanto era accaduto in casa la sera prima. I due fratelli maggiori avevano litigato tra loro e non si guardavano più. Tanaka kun, il piccolino, era allora intervenuto perché facessero la pace. Dovevano perdonarsi e tornare come prima, perché era Gesù che lo voleva

La scuola materna diventa come una pre-evangelizzazione.

Il bambino, nella sua semplicità, apre il cuore. E i valori di bontà e di fraternità che si cerca di suscitare con i gesti e le parole di ogni giorno, tramite i bambini, arrivano alle famiglie.

Dopo gli anni della scuola materna, per quelli che lo desiderano, c'è il Doyogakko, cioè gli incontri del sabato, che danno la possibilità di continuare a conoscere la storia della salvezza e il Vangelo di Gesù.

Un momento privilegiato per far capire ai piccoli l'amore di Gesù è la preparazione al Natale. Già quattro settimane prima dell'Avvento si comincia a pensare ai tanti bambini del mondo che hanno fame e non hanno neanche di che vestirsi. Hanno bisogno di essere aiutati. I bimbi, sensibilizzati, capiscono che anche loro possono far qualche cosa per questi fratellini poveri. Accettano perciò volentieri la proposta di qualche piccola rinuncia (es. dolciumi e merende). Il ricavato di questi "fioretti" è posto in un salvadanaio da loro stessi confezionato in scuola e che sarà deposto a Natale davanti al presepio. Le famiglie approvano l'iniziativa, anzi alcune mamme ci scrivono ringraziando di essere state anch'esse sollecitate indirettamente dai loro stessi bambini a fare qualche rinuncia per i più poveri.

Per la festa del Natale i più grandicelli preparano il saggio natalizio.

E' un'operetta che rappresenta la storia della salvezza, adattata ai bambini. Inizia dalla creazione del mondo e dell'uomo. Sottolinea la disobbedienza di Adamo e Eva, la loro cacciata dal paradiso terrestre e la promessa fatta da Dio di mandare suo figlio a salvare tutti. Le scene terminano con la presentazione della nascita di Gesù. Ad ogni scena c'è un narratore che annuncia ciò che verrà rappresentato e ogni piccolo attore canta immedesimandosi nel personaggio che rappresenta. Alla fine tutti insieme esprimono cantando gli auguri di buon Natale. Anche un coro di mamme si aggiunge presentando vari canti natalizi. I genitori, i nonni e, a volte, anche altri familiari, vengono ad assistere alla recita. In questo modo sono i bambini stessi che trasmettono loro il messaggio di pace e di amore del Natale.

Tante famiglie partecipano poi con i loro piccoli alla messa della vigilia. In quell'occasione quasi tutte le chiese si riempiono anche di non cristiani, desiderosi di intendere il significato vero del Natale. In Giappone i cristiani sono un'esigua minoranza (circa 400.000 i cattolici) e il 25 dicembre non è festa, ma giorno feriale, lavorativo. Il Natale è conosciuto spesso solo nel risvolto consumistico importato e propagandato dall'Occidente. E' entrato ad esempio l'uso dello scambio di doni e vengono trasmessi, soprattutto nei grandi supermercati, i canti del folclore natalizio.

  • Luigina Dossi.