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Nella danza del sì

Teresina Caffi mmx
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18 Dicembre 2017

…in Lui vi fu il “sì”. Infatti tutte le promesse di Dio in Lui sono “sì”. Per questo attraverso di Lui sale a Dio il nostro “amen” per la sua gloria. (2Cor 1,19-20)

 Paolo riassume l’esistenza di Gesù con la più breve delle parole: egli fu un “sì”.

Gesù mette tutta la sua vita sotto il segno della relazione con Dio, che egli chiamava Padre, anzi “papà”.Dice il suo sì prendendo la nostra carne, e continua a dirlo nelle sue scelte fondamentali, nel quotidiano degli incontri, fino al dono totale di sé. 

Una vita in obbedienza a Colui che ci ha fatti sembra non più di moda nella nostra cultura che ci spinge a realizzare noi stessi autonomamente. La situazione del mondo in questo inizio di millennio mostra però che la strada giusta per un mondo vivibile non è ancora imboccata.

La produzione e l’uso delle armi si estendono, la fame sfida milioni di persone, l’ingiustizia è il pane quotidiano di intere popolazioni, la fuga un ricorso in cerca di sopravvivenza e futuro. La fame di amore e di riconoscimento è trasversale e forse anche maggiore dove abbondano le ricchezze.

Il Natale è il sì del Figlio di Dio al Padre, e nel suo sì Dio ha realizzato le sue promesse: la pace, la giustizia, l’amore, la vita piena. Anche noi, grazie a Gesù, possiamo entrare nella danza del sì, divenire figli ed esserlo veramente, essere luoghi ove chi ci incontra gode anticipi di futuro: l’amore gratuito, appunto, l’accoglienza, la condivisione, la gioia.

Ci sarebbe bastato il nostro piccolo ambito: la strada, il quartiere, al massimo la nostra patria. Ma ora gli orizzonti si spalancano: sappiamo ciò che avviene nei posti più lontani e che le politiche e l’economia dei nostri Paesi influiscono sulla vita di persone che mai abbiamo incontrato.

Siamo costretti a fare i conti con un pianeta che ha risorse limitate, per cui l’eccesso non è più innocente. Ci rendiamo conto che l’impatto sul clima del nostro stile di vita finisce sul conto di popoli che non c’entrano e che si stupiscono di non rivedere più la pioggia a suo tempo.

Forse oggi come non mai è il tempo in cui ci sentiamo non giusti, umili e quasi impotenti di fronte alla complessità del sistema mondiale di ingiustizia.

Però come i pastori nella notte, obbedendo all’invito degli angeli, possiamo prendere la strada verso quel punto di luce e, arrivati, restare in silenzio. Contemplare quel sì, lasciarcene assimilare mettendo gioiosamente a disposizione del Padre la nostra esistenza, certi che lui realizzerà le sue promesse.