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Un annuncio liberante

Agnese Chiletti
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12 Ottobre 2017

Agnese Chiletti, saveriana, originaria di Fiorano Modenese, dopo aver vissuto quattordici anni in Sierra Leone e oltre quattro in Cina, è stata dodici anni in Thailandia, da dove è tornata recentemente. Ovunque ha esercitato la sua professione di fisioterapista, intesa come espressione della fraternità fondata sulla sua fede in Gesù.

I Thailandesi sono nella quasi totalità buddhisti (95%), nella forma del “piccolo veicolo”, in cui Buddha non è considerato Dio, anche se, di fatto, è quasi divinizzato. C’è una statua del Buddha dalle mille braccia, che può aiutare in mille situazioni della vita e anche la sua personificazione femminile, Guaìn, la dea della misericordia, di origine cinese.

Il Buddhismo non propone un rapporto con un essere superiore. L’essere umano è autore della propria salvezza: attraverso opere buone, in successive reincarnazioni, deve espiare il male e giungere a una purificazione che lo libererà dal continuo reincarnarsi per farlo perdere nel nulla, il nirvana. Per questo, quando nasce un bambino non si festeggia, perché è reincarnazione: quando la persona sarà pura, non rinascerà più.

I Buddhisti vanno al tempio per presentare offerte per se stessi o per un morto, per migliorare la propria situazione o quella dei figli, per ottenere purificazione e ridurre la pena da espiare. Nei funerali si esprime l’augurio che la persona abbia pace, che le offerte tornino a suo vantaggio per la prossima rinascita. Di fronte a una disgrazia dicono: “Alla prossima rinascita, sarò più fortunato”.

Nella visione tailandese, c’è anche molto spiritismo: davanti ad ogni casa c’è il tempietto degli spiriti, ove essi abitano tranquilli se intrattenuti da offerte e cibo; c’è lo spirito del campo che fa crescere la messe, lo spirito della foresta, dell’acqua…

Il Tailandese cura molto le buone maniere. La persona deve presentarsi sempre sorridente, nonostante le pene e anche quando lavora; deve porre ogni attenzione a non umiliare l’altro in pubblico, controllarsi in tutto, non aggredire mai. Si apprezza la persona jay yèn, dal cuore freddo, che tiene sotto controllo i suoi sentimenti, mentre quella che sbotta o che esprime fragorosamente la gioia, è jay rón, una persona inaffidabile. Questo crea un accumulo di tensioni e non sono poche le persone che devono ricorrere ad aiuti psichiatrici.

Per l’ospite, c’è sempre pronto un bicchier d’acqua, una stuoia e un saluto cui è obbligatorio rispondere. Per il Thailandese il lavoro deve essere anche divertente. Quando una persona arriva a una certa età, deve lasciarlo per far spazio alla generazione che viene. Il problema dell’alcoolismo è fortemente presente. I legami familiari sono fragili: raramente un matrimonio dura tutta una vita.

Nel Buddhismo vissuto dai Tailandesi trovo un messaggio un messaggio prezioso per una società frenetica come la nostra. Buddha insegna che quando si fa una cosa, occorre concentrarsi in essa, così da assorbirla e lasciarsene arricchire : “Quando vedi, vedi soltanto, / quando senti, senti soltanto,/  quando odori, odora soltanto, / quando tocchi, tocca soltanto, / quando percepisci, percepisci soltanto”.

Vivere in una società buddista fa però anche scoprire la specificità del messaggio cristiano, che mette l’uomo al centro dell’interesse. La visione buddhista della vita è pessimistica, non dà risposta ai grandi quesiti e lascia l’essere umano con le sue ansie e timori. Lavorando con gli ammalati, questo lo sperimento spesso. Il cristianesimo è liberante perché è annuncio di salvezza offerta da un Dio che è amore al punto da aver dato il suo Figlio; un Dio che perdona, che ama la persona così com’è, che è il fondamento di una dignità per tutti, senza caste. Il Cristianesimo è annuncio e pratica di un amore gratuito.

Non mi precipito a parlare di Gesù ma cerco di rispettare i tempi, perché anche a me il Signore dà molto tempo. Un papà di povera condizione, buddista, venne da noi per chiedere aiuto per la figlia ammalata, dichiarandosi disposto a farsi cristiano. “Non preoccuparti: tua figlia la curiamo comunque, come tutti”, gli rispondemmo. Fu molto sollevato dalla risposta e siamo diventati amici. Può darsi che un giorno desideri incontrare esplicitamente Gesù ma non è ancora arrivato il tempo.

Ho cercato di esprimere l’amore fraterno che anch’io ho ricevuto da Gesù, morto e risorto per fare di noi una sola famiglia, di cui nessuno è indegno di far parte; ho cercato di offrire in particolare all’alcolizzato, al drogato in prigione, alla ragazza che si prostituisce, spesso a causa della miseria, questo amore gratuito di cui godiamo la nostra parte. Una volta capita la gratuità, si capisce anche la gratuità di Dio.