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Due bastoncini

Silvio Vallini
1947
16 Luglio 2009

Riflessioni sul problema dell’unità dei cristiani

Forse potrei essere contestato. Era questo che pensavo mentre ascoltavo il Pastore Metodista che noi, a Milano, come gruppo Laici Amici delle missionarie saveriane, abbiamo incontrato in occasione della Giornata per l’unità dei Cristiani.

Prima, avevamo meditato sul brano poco conosciuto di Ezechiele:
“Mi fu rivolta questa parola del Signore: "Figlio dell'uomo, prendi un legno e scrivici sopra: Giuda e gli Israeliti uniti a lui, poi prendi un altro legno e scrivici sopra: Giuseppe, legno di Efraim e tutta la casa d'Israele unita a lui, e accostali l'uno all'altro in modo da fare un legno solo, che formi una cosa sola nella tua mano…” (Ez 37, 15 sgg.)
Avevamo reso visibile il significato del brano con due bastoncini legati insieme accanto a una candela accesa, segno dell’Amore del Signore.

Poi è arrivato David, Pastore metodista americano, in missione in Italia. Persona simpatica, fraternamente alla mano. Abbiamo spiegato cosa avevamo fatto. Lui apre la sua borsa e ne estrae due asticciole con le quali la mattina era stato a predicare in una chiesa e aveva simboleggiato la Parola.
Già, due Chiese separate, in passato in lotta fra loro; adesso discretamente conviventi, ma con un latente sospetto reciproco. Una certa difficoltà a comunicare, come con altre Chiese. Ma i quattro bastoncini avevano la stessa interpretazione, lo stesso significato, la stessa tensione verso l’unità.

Eppure dobbiamo ancora pregare perché Lui ci renda uniti! Ma perché?

Certo, un teologo spiegherebbe tutte le differenze dottrinali, liturgiche, gerarchiche, la differenza tra Transustanziazione e Consustanziazione ecc.
Il Pastore David ci spiegava le difficoltà della sua missione, il problema degli extracomunitari, gli episodi di fortuiti incontri comunicativi con sacerdoti cattolici, la diminuzione dei credenti, delle vocazioni.

Tutte cose già sentite e dette nelle nostre Parrocchie, dalle nostre sorelle saveriane, nei nostri gruppi.
Mi sono venute allora alla mente le parole di Gesù:
Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me ed io in te, siano anch’essi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. (Gv 17,20-21)

Che cosa era accaduto in venti secoli? Che cosa ne avevamo fatto di quelle parole?

Ascoltavo David e mi chiedevo: “Cosa ci separa?” Non riesco a concepire che Dio, nel suo infinito Amore, stia a guardare “il pelo nell’uovo” e non riesca a convincerci di superare le nostre storiche fragilità e debolezze...
Che cosa abbiamo capito, e vogliamo capire? L’Amore di Dio è ben diverso, è troppo grande per farci tifare per una chiesa o per l’altra. Noi rischiamo di farlo diventare simpatia, passione, compensazione a delusioni e dolori, giustificazione per giuste battaglie, passeggera attenzione per gli altri, come siamo capaci di amare noi.

Ma Dio ama in altro modo; non possiamo capire come. Possiamo solo fidarci, non cercare di pensare a come.
Perché: “ I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. (Isaia 55,8-9)
Davanti al pastore David pensavo a tutto questo (e altro ancora), forse pensieri da contestare. Tra noi erano accadute dispute secolari, guerre, lotte di potere, Concilii, centinaia di documenti, di trattati.

Cosa valevano i miei poveri pensieri? Sì, lo so; sono poveri pensieri di un povero peccatore; la questione è molto più complessa; è ben altra!

Sì, ma in fondo è una questione di bastoncini!