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“In questo tempio ascolterò il rumore delle vostre lacrime e tutti i vostri lamenti”

Olivia Lomeli, mmx
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10 Maggio 2018

Siamo nel mese di Maria Madre di Dio e Madre nostra e si avvicina anche la festa di tutte le mamme. L’amore più puro, più vero e gratuito è quello di una madre che dà la vita per i suoi figli. 

 Essendo io Missionaria di Maria, non posso non parlare della nostra Madre del Cielo ed essendo messicana non posso non parlare di Santa Maria di Guadalupe che continua a manifestarsi a noi figli suoi in tanti modi per far conoscere la gratuità, la bontà, la Misericordia del Suo Figlio Gesù.

Maria di Nazareth è la Stella della Evangelizzazione (E.G.82), è la prima Missionaria del Padre, colei che ha corso in fretta per le montagne della Giudea a portare Gesù che aveva nel grembo. (cf. Lc 2,39)

In diverse maniere Lei ha avuto sempre premura di portare suo Figlio Gesù a tutti i popoli.

La Madonna di Guadalupe è anche un grande esempio di inculturazione: Ella apparve miracolosamente sul colle del Tepeyac a Città del Messico, nel mese di dicembre del 1531, a un povero indio di nome Juan Diego.

L’immagine della Guadalupe è una pittura identica al dettaglio descritto dal versetto 12 dell’Apocalisse: "Apparve nel cielo un grande segnale, una donna avvolta nel sole, con la luna sotto i suoi piedi...”

La Vergine di Guadalupe ha un nastro con dei fiocchi sul ventre. Nella cultura azteca le ragazze che erano incinta portavano un nastro nero sul ventre per rispetto e protezione verso la nuova vita che stava per arrivare.

Nel grembo dell’immagine si trova un fiore, il gelsomino messicano che è il massimo simbolo náhuath e rappresenta la presenza di Dio, la pienezza, il centro dello spazio e del tempo.

Il racconto inizia con il canto degli uccelli e termina con l’omaggio floreale che La Madonna dà come segno. Il binomio canti e fiori: “In cuicatl in xochitl”, per gli Aztechi rappresentava il paradiso.

Ci sono tanti altri segni che a Juan Diego facevano capire che la “Bella Signora” era una Creatura Celeste.

Il Nical Mopohua è il documento più antico che racconta la storia delle apparizioni della Madonna di Guadalupe, a opera dello scrittore indigeno Antonio Valeriano, vissuto nel tempo e nel luogo dove sono avvenuti i fatti. Egli, con severa minuziosità interrogò lo stesso Juan Diego.

Nical Mopohua significa "Qui si racconta", sono le prime parole del racconto in lingua náhuath (lingua degli Aztechi e lingua nella quale la Madonna di Guadalupe ha parlato a Juan Diego).

 “Qui si racconta ordinatamente come poco tempo fa apparve miracolosamente sul colle Tepeyac, la Perfetta Vergine Santa Maria Madre di Dio, nostra Regina, chiamata in seguito Guadalupe.”

Vi riportiamo alcune delle frasi che Maria di Guadalupe ha detto a Juan Diego e il momento del miracolo:

 «Sappi, mio piccolo figlio amatissimo, che io sono La Sempre Vergine Maria Santissima, la Madre del Dio vero ed unico, di colui che è l'autore della vita, creatore degli uomini.

Desidero ardentemente che in questo luogo, mi venga eretto un tempio.  In verità, io sono la vostra Madre misericordiosa: tua, di tutti coloro che mi amano, mi invocano, e ripongono in me tutta la loro fiducia. In questo tempio ascolterò il rumore delle vostre lacrime e tutti i vostri lamenti.

Mi prenderò a cuore e curerò tutte le vostre numerose pene. E perché si possa realizzare quanto il mio amore misericordioso desidera, recati al palazzo del vescovo a città del Messico e digli che io ti mando per rivelargli quanto desidero, e cioè che mi provveda qui una casa, erigendomi un tempio ai piedi di questo colle. Gli racconterai tutto ciò che hai visto e ammirato e ciò che hai udito. Stai sicuro che te ne sarò molto grata e ricompenserò la tua fatica e il servizio che mi fai. Ora che hai ascoltato, mio piccolo figlio amatissimo, la mia parola, va' e porta a termine la missione!”

 “La Signora del Cielo disse a Juan Diego: “Sali, mio piccolo figlio amatissimo, sulla cima del colle, lì, troverai una grande varietà di fiori. Tagliali e raccoglili, facendone dei mazzetti. Poi scendi e portali alla mia presenza”.  

Juan Diego salì subito sul colle, era inverno e quel colle non era il luogo adatto perché vi nascessero fiori; ciò nonostante quando Juan Diego giunse in cima al colle si stupì per la gran quantità di rose di Castiglia appena sbocciate, graziose e belle.

Il piccolo indio scese quindi di corsa e portò alla Celeste Signora i diversi fiori che aveva raccolto. Quando li vide, Lei li prese nelle sue mani venerabili, poi li ripose tutti insieme nell'ayate (mantello) di Juan Diego dicendogli: “Mio piccolo figlio amatissimo, questi diversi fiori costituiscono la prova, il segno, che tu devi portare al vescovo.

 Da parte mia gli dirai che essi sono la prova che il mio messaggio è l'espressione della mia volontà, che egli deve eseguire. Sono anche la prova che tu sei il mio messaggero e sei meritevole della massima fiducia, in modo che tu possa convincere il vescovo e lui si decida a edificare il tempio che gli ho chiesto, in conformità alla mia volontà”.

 …Entrato dal vescovo, Juan Diego si prostrò alla sua presenza, e raccontò quanto aveva visto, udito e ammirato. Quindi aprì il suo mantello, in cui erano deposti i fiori raccolti e non appena questi si sparsero per terra, subito sul mantello si disegnò e si manifestò alla vista di tutti l'amata Immagine della perfetta Vergine Santa Maria, Madre di Dio, nella forma e figura in cui la vediamo oggi, e che invochiamo con il titolo di Guadalupe. Visto ciò, il vescovo e tutti coloro che erano presenti, caddero in ginocchio profondamente stupiti e ammirati.”

A cura di Olivia Lomeli, mmx

 

Informazioni sono state tratte da:

1.- Racconto delle apparizioni di N.S. di Guadalupe: Nican Mopohua: Qui si racconta di Antonio valeriano. (Traduzione italiana di Claudio Perfetti dal testo spagnolo del Sacerdote P. Mario Rojas Sanches)

2.- https://wikivividly.com/lang-it/wiki/Nostra_Signora_di_Guadalupe

3.- Libro la Madonna di Guadalupe. Fascino e mistero d'una immagine (Messico 1531) di Claudio Perfetti

4.- http://alleanzacattolica.org/la-madonna-di-guadalupe-un-caso-di-inculturazione-miracolosa/