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L’anno inizia nella speranza con la marcia della pace

Olivia Lomelí, mmx
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08 Gennaio 2018

Nella Diocesi di Parma, la Marcia della Pace è una tradizione che si rinnova ormai da sedici anni. È una delle Iniziative della Comunità di Sant’Egidio, con la collaborazione di: Azione cattolica, Agesci, Ass. San Cristoforo, Caritas, Comunità Betania, gruppo diocesano Giustizia e Pace, Ambiente e movimento Focolari.

 Quest’anno dopo la Messa in Cattedrale, presieduta dal vescovo Enrico Solmi, si è realizzata la marcia in un clima di silenzio, di fratellanza e di inclusione; ha attraversato il Centro della Città fino ad arrivare in piazza Garibaldi con le fiaccole come segno e desiderio di speranza. In piazza abbiamo ascoltato dei messaggi che spingevano le nostre coscienze a prendere un impegno concreto per la costruzione della pace.

Bruno Scaltriti della Comunità di Sant’Egidio nel suo discorso fa un appello perché il 2018, possa essere veramente un anno di pace. Vi riportiamo il testo integrale del messaggio: “Celebriamo anche quest’anno, come facciamo da 16 anni, la Giornata del 1° gennaio, dedicata alla pace. Lo facciamo in molti Paesi del mondo, con le manifestazioni “Pace in tutte le Terre”, in comunione con il Messaggio di Papa Francesco, in occasione della 51° Giornata Mondiale della Pace, dal titolo: “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace” Ogni nostra Comunità, nei diversi continenti, sente come una necessità la realizzazione di una cultura del vivere insieme perché, accanto alla globalizzazione dell’economia, ci sia anche quella della solidarietà. Per i profughi vuol dire, secondo il Papa, elaborare “una strategia che combini quattro azioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare.”
Restano ancora impresse nel nostro cuore le parole di Francesco, rivolte un mese fa ai 16 profughi Rohingya incontrati in Bangladesh, rappresentanti di un popolo che sta conoscendo grandi sofferenze perché costretto ad abbandonare la propria terra con migliaia di rifugiati che hanno bisogno di essere aiutati. “Non chiudiamo i cuori – ha detto in quell’occasione - non guardiamo dall’altra parte. La presenza di Dio, oggi, si chiama anche “Rohingya”.
L’accoglienza ai migranti e rifugiati è oggi, in ogni parte del mondo, un tema centrale per chi si impegna a costruire la pace.
In tempi difficili come i nostri, afflitti da tante guerre, feriti dal terrorismo e segnati da una violenza diffusa in tante società, dall’Europa all’Asia, dall’Africa all’America, sentiamo – come comunità di Sant’Egidio - la responsabilità di dare eco al prezioso messaggio di questo primo gennaio, a favore dei migranti e dei rifugiati, nelle nostre città e nei nostri Paesi. E’ un impegno che ci è caro e che in Europa (in particolare in Italia, Francia e Belgio) ha significato, negli ultimi anni, l’apertura di “corridoi umanitari” che hanno permesso non solo di accogliere ma anche di favorire l’integrazione di profughi che fuggono dalla guerra.
Per questo, come Comunità di Sant’Egidio, insieme a tanti amici e realtà diverse, scegliamo ancora una volta di cominciare l’anno uscendo dalle nostre case, camminando per le strade delle nostre città, per dire che la pace è possibile e che è il bene più prezioso dell’umanità. Insieme manifestiamo il nostro impegno ad abbattere i muri che separano gli uni dagli altri e a costruire ponti che uniscano uomini e donne, giovani e anziani, ricchi e poveri, popoli interi.
Facciamo nostro il desiderio del Papa, quello di “accorgersi che tutti facciamo parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale...”
Le parole di Papa Francesco divengono poi un’esortazione rivolta a ciascuno, l’invito ad un impegno concreto a costruire la pace nella vita quotidiana nelle nostre città: “Abbiamo bisogno di rivolgere anche sulla città in cui viviamo…uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze… promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia, in altre parole realizzando la promessa della pace”.
E’ con questo passo di pace che oggi, primo gennaio, qui come in tante altre parti del mondo, vogliamo cominciare un nuovo anno di lavoro, di amicizia e di speranza. Ce lo chiedono con forza i migranti, alla ricerca di una vita migliore e degna di essere vissuta, i rifugiati, che fuggono dalle guerre e dalle violenze, ma anche tanti poveri delle nostre città, insieme a chi desidera un mondo più giusto e più umano. Perché sia presto PACE IN TUTTE LE TERRE !”

Parma 1 gennaio 2018